lunedì 19 aprile 2021

Recensione IL BAMBINO CHE DISEGNAVA LE OMBRE di Oriana Ramunno - Rizzoli Libri


Il bambino che disegnava le ombre | Oriana Ramunno | Rizzoli Libri  384 pagine


Quando Hugo Fischer arriva ad Auschwitz è il 23 dicembre del 1943, nevica e il Blocco 10 appare più spettrale del solito. 
Lui è l’investigatore di punta della Kriminalpolizei e nasconde un segreto che lo rende dipendente dalla morfina. 
È stato chiamato nel campo per scoprire chi ha assassinato Sigismud Braun, un pediatra che lavorava a stretto contatto con Josef Mengele durante i suoi esperimenti con i gemelli, ma non ha idea di quello che sta per affrontare. 
A Berlino infatti si sa ben poco di quello che succede nei campi di concentramento e lui non è pronto a fare i conti con gli orrori che vengono perpetrati oltre il filo spinato.
Dalla soluzione del caso dipende la sua carriera, forse anche la sua vita, e Fischer si ritroverà a vedersela con militari e medici nazisti, un’umanità crudele e deviata, ma anche con alcuni prigionieri che continuano a resistere. 
Tra loro c’è Gioele, un bambino ebreo dagli occhi così particolari da avere attirato l’attenzione di Mengele. 
È stato lui a trovare il cadavere del dottor Braun e a tratteggiare la scena del delitto grazie alle sue sorprendenti abilità nel disegno.
Mentre tutto intorno diventa, ogni giorno di più, una discesa finale agli inferi, tra Gioele e Hugo Fischer nascerà una strana amicizia, un affetto insolito in quel luogo dell’orrore, e proprio per questo ancora più prezioso.

Recensione

“… si sedette davanti a lui a gambe incrociate, si leccò le labbra e poggiò sulle ginocchia il blocco da disegno. Anche se gli sembrava di buttare giù fuoco ogni volta che provava a deglutire, e a dispetto delle mani che tremavano, si mise a disegnare. Non poteva esistere un disegno più bello di quello di Herr Doktor Braun morto…”


Ecco l'evento attorno al quale ruota tutto il romanzo: la morte di Sigismund Braun, medico pediatra nazista che lavorava nel team di Josef Mengele, nel famigerato Blocco 10, dove vengono portati avanti esperimenti su bambini ebrei, in particolare sui gemelli.

Ecco il caso che dovrà risolvere Hugo Fischer: il miglior criminologo tedesco della Kriminalpolizeifatto venire apposta da Berlino al campo di sterminio di Auschwitz dove entra per la prima volta nel dicembre 1943; con la tessera del partito nazionalsocialista, ma di cui, segretamente, non condivide il pensiero.

Ed ecco Gioele, il bambino che ha trovato il corpo di Sigismund Braun: ebreo di origine italiana, fratello gemello di Gabriele (anche lui internato al Blocco 10), con una rara colorazione degli occhi che lo rende eccezionale ed unico per il dottor Mengele; ama disegnare ed è così bravo e attento ai dettagli, che aiuteranno Fischer a risolvere il caso.

Tra Hugo Fischer e Gioele si creerà un rapporto di reciproco aiuto che li porterà ad una nuova fase della loro vita.

La permanenza all’interno del campo di concentramento non sarà facile per il criminologo: scoprirà alcune cose di cui aveva solo sentito accennare a Berlino (ma a cui si rifiutava di credere: lo sterminio) e altri fatti sconvolgenti di cui era totalmente all'oscuro, tra cui gli atroci esperimenti perpetrati ai danni dei prigionieri dai medici nazisti e, in particolare, le sperimentazioni  fatte sui gemelli da Mengele.

“Lo scopo dello studio dei gemelli non è osservarli in vita, ma analizzarli tramite autopsia comparativa.” Rispose d’un fiato. Guardò i guanti sporchi di sangue e sembrò sul punto di piangere. Se li pulì sul grembiule, lasciando una vistosa macchia vermiglia. “Ne ho dovute fare tante, mein Herr. Anche su bambini ancora moribondi…”

“Vivi?”. Mentre pronunciava quella parola, Hugo sentì l’abisso aprirglisi sotto i piedi. Gli sembrò che una voragine avesse squarciato il pavimento e lo stesse risucchiando con una voracità famelica.

“Vivi” confermò Rabi in lacrime.

“Lei mi sta prendendo in giro.”

         Hugo si massaggiò le guance e le sentì scavate e ruvide. Prosciugate.

“La vivisezione è vietata.” 
“La sperimentazione sugli animali è vietata” lo corresse lui. 
“Qui tutto è lecito. Gli ebrei, gli zingari e i negri non sono considerati esseri umani.”

Sembra che più volte Mengele abbia detto che “sarebbe un peccato, un crimine… un atto di irresponsabilità [verso la scienza] non utilizzare le possibilità che Auschwitz offriva per le ricerche sui gemelli. Non ci sarebbe stata mai più un’altra opportunità come questa”.

Questo romanzo, oltre ad essere un buon thriller, è anche storicamente ben documentato. 

Infatti, è tutta vera (purtroppo) la parte in cui Mengele conduce esperimenti su gemelli: oltre che de visu da vivi, anche e soprattutto da morti tramite un’autopsia per il confronto degli organi e perché questo avvenga è necessario che la morte dei gemelli si verifichi nel medesimo momento, e a questo ci pensa Mengele con un'iniezione diretta al cuore.

Ed è per questo motivo che è lo stesso Mengele che sulla banchina del terminal ferroviario seleziona personalmente i gemelli e i nani, che vengono indirizzati a destra, per finire dopo nella "baracca buona": qui godono di un buon vitto, possono lavarsi e avere vestiti migliori degli altri prigionieri, ma questo al solo scopo che qualcuno non si ammali e possa morire prima dell’altro gemello. Devono morire simultaneamente!

“…Il dottor Mengele ha uno zoo di esemplari unici. Zingari, nani, deformi, ma gli interessano soprattutto i gemelli, perché finita la guerra bisognerà rinfoltire la popolazione ariana e ogni donna tedesca dovrà partorire più bambini contemporaneamente. Sui gemelli fa degli esperimenti(…) Li misura, principalmente. Gli inietta qualche virus, prova a mescolare il sangue di due fratelli. Oppure cerca di cambiargli il colore degli occhi, o unire chirurgicamente i loro corpi per vedere come si comportano, se sono davvero un unico organismo come si pensa(…) Lo scopo dello studio dei gemelli non è osservarli in vita, ma analizzarli tramite autopsia comparativa…”

Ma ad Auschwitz Fischer non scoprirà solo queste azioni indegne di un uomo, scoprirà anche che non tutti i nazisti sono uguali: tra loro ci sono anche dei "buoni" che fanno di tutto per salvare anche solo una vita - nel Talmud di Babilonia c'è scritto “Chi salva una vita salva il mondo intero”.

Infatti, ad Auschwitz si è sviluppata una resistenza interna al regime del nazionalsocialismo e tra questi qualche personaggio del romanzo sorprenderà Fischer!

La fine del romanzo è stata assolutamente inaspettata e sorprendente, regalandomi anche una lacrimuccia di gioia...

Devo dire che questo romanzo mi ha piacevolmente sorpresa: non pensavo fosse così coinvolgente e potente, seppur straziante.

La bravura di Oriana Ramunno si è rivelata straordinaria nel saper trattare un argomento così forte con una dolcezza e sensibilità non da poco con una scrittura delicata. 

Se amate i thriller, leggete questo romanzo!

Se amate i romanzi storici, non perdetelo!


Super consigliato!


🌟🌟🌟🌟


⏩ CONOSCIAMO L'AUTRICE


Oriana Ramunno è nata nel 1980, è lucana, originaria di Rionero in Vulture, ma vive e lavora a Berlino.
E’ una scrittrice acclarata: nel 2016 ha vinto il Premio WMI con il racconto Gli alberi alti.
Ha pubblicato un racconto giallo intitolato Teriaca che è stato pubblicato in appendice a
I Gialli Mondadori dopo aver vinto il concorso GialloLuna NeroNotte. Nell’anno 2017 è diventata finalista al Premio Alberto Tedeschi con il romanzo Moloch.
Nel 2018 ha vinto il premio de Il Giallo in Provincia con il racconto Sassi eha pubblicato il racconto “L’amore malato” nello speciale Mondadori sul femminicidio, stesso anno in cui si è classificata seconda al Premio Il Battello a Vapore con il romanzo I draghi di Aleppo.
Ha pubblicato svariati racconti per Delos Digital.
E’ appassionata di storia, fantascienza e thriller.


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