giovedì 31 ottobre 2019

UN LITRO DI LACRIME di Kito Aya - Rizzoli


UN LITRO DI LACRIME 
Kito Aya 
Rizzoli 
192 pagine

“Anche se è stata una mia decisione, mi è costata almeno un litro di lacrime e d’ora in poi me ne serviranno molte, molte di più.”
RECENSIONE

Un diario, di Kito Aya, pubblicato sul finire degli anni Ottanta in Giappone…

Inedito per trent’anni in Europa, il diario di Aya è arrivato finalmente anche in Italia per Rizzoli.

Il diario fu pubblicato per la prima volta nel 1986 da una piccola casa editrice di Nagoya, la FE, su iniziativa della madre Shioka, con il titolo Un litro di lacrime, una ragazza che ha lottato fino alla fine contro una malattia incurabile.

Il racconto di una ragazzina di 15 anni, colpita da una malattia incurabile che vive tutto il periodo della sua adolescenza con questa malattia degenerativa chiamata atassia spinocerebellare che colpisce l'apparato nervoso centrale impedendo via via tutti i movimenti autonomi del corpo…

E questa degenerazione si comprende anche dai titoli dei capitoli presenti nel libro:

14 anni La mia famiglia
15 anni La malattia inaspettata
16 anni L’inizio del calvario
17 anni Non posso più cantare
18 anni Faccia a faccia con la verità
19 anni Forse è finita
20 anni Non voglio perdere contro la malattia
21 anni Il limite che c’è alla vita


A questi capitoli seguono: una postfazione della mamma Shioka Kito - e una della neurologa che l’ha seguita per tutto il corso della malattia, Yamamoto Hiroko - Ad Aya, che ha continuato a lottare.

Come chicca finale, che ho trovato molto utile, c’è un glossario per i termini giapponesi meno comuni.

Questo è il diario di un’adolescente e lo si percepisce fin da subito leggendo i suoi pensieri, in cui mi sono ritrovata, perché sono i pensieri degli adolescenti di tutto il mondo.

“Ripartiamo alla grande! 1. Indosserò magliette e pantaloni (così starò più comoda quando mi muovo)2. Ecco quali saranno i miei compiti quotidiani: annaffiare il giardino, togliere le erbacce, controllare se ci sono insetti sulle foglie dell’unico pomodoro che ho piantato e se ci sono afidi sulle foglie del crisantemo. Se ne trovo, devo sterminarli immediatamente.3. Però non devo trascurare lo studio.4. Per il resto, voglio trascrivere regolarmente su questo diario quel che mi succede ogni giorno.Questo è quanto. Cercherò di non sgarrare”

Poi, però, iniziano i pensieri: quelli “brutti”, quelli in cui si può solo immaginare che impatto abbia questa malattia su una ragazzina di 14 anni, che vorrebbe solo poter correre o semplicemente camminare in modo normale, come tutti gli altri…
“Mi sono appuntata le cose che voglio dire al dottore. 1. Camminare è diventato difficile. Se non mi aggrappo a qualcosa, cado. I muscoli delle mie gambe sono tesi, e specie al mattino faccio fatica a muovermi.2. Quando mangio o bevo di fretta, spesso mi va di traverso.3. Capita che rida da sola.4. che malattia ho?”
Mentre la malattia, nel frattempo, corre….
“Nevrosi, disfunzione delle ghiandole lacrimali, frustrazione, paura dei maschi, perdita di fiducia…
Non riesco più ad alzare la voce. Non so se sia per via dei muscoli addominali, che si sono indeboliti, o perché la mia capacità respiratoria è diminuita. 
Forse è solo che non posso fare sempre meno, e contemporaneamente non ho più chiaro ciò che voglio. Ma qualcosa volgio fare. Muoio dalla voglia di fare qualcosa. Mi sento intrappolata in questo stato…Non posso farci niente: è una sofferenza vedere gli altri farmi dei favori”.
Fino a quando deve ricorrere alla sedia a rotelle, che però lei vede come una liberazione:
“Potrò uscire liberamente! - ho esclamato piena di gioia”.
Impossibile rimanere indifferenti quando Aya inizia a capire quale sarà la strada che la attende...
"Perché da quando la dottoressa mi ha detto che non ci sono possibilità di miglioramento, ho iniziato a desiderare una vita breve. Consumarmi in un attimo, in una vampata intensa che di me lasci solo cenere dispersa dal vento. (...) E' giusto che io viva? Mi viene da chiedermi perché continuare a vivere. Eppure desidero vivere".
E da mamma è stato impossibile non immedesimarmi nella mamma di Aya e piangere...
"All'improvviso ho sentito qualcuno dietro di me e mi sono fermata. Voltandomi ho visto la mamma, carponi. E' rimasta in silenzio, le lacrime che bagnavano il pavimento...Lei mi ha stretta forte e mi ha lasciata piangere quanto volevo".
Dopo questi pensieri, s'interrompe il diario di Aya - arrivata in condizioni tali da non poter più scrivere o farsi capire - e a continuare il diario, che poi sarà pubblicato, sono la mamma e la dottoressa.

Ho trovato interessanti, e mi hanno incuriosito, anche le letture di Aya: il manga Caro fratello di Ikeda Riyoko; Ojosan konnichiwa di Kusanagi Daizo; Okasan 2 di Sato Hachiro; Boku wa junisai di Oka Masafumi…

Così come le curiosità e le usanze giapponesi: per esempio, quando Aya lascia il liceo e c’è la cerimonia di chiusura, i compagni di classe le preparano "mille gru di carta”, in quanto è usanza preparare ai malati mille origami a forma di gru – simbolo di longevità e buona salute – per augurare una pronta guarigione.

Nel 2005 il libro è stato ristampato da un grande editore giapponese ed ha avuto una grande diffusione: da allora sono state superate le 50 ristampe.

Nel 2005 è anche uscito in Giappone anche un film dal titolo Ichi rittoru no namida – Un litro di lacrime.

Nell'autunno dello stesso anno è andata in onda anche una serie televisiva (dorama) in 11 episodi con lo stesso titolo.

Infine, dal diario di Aya è stato creato un manga con i disegni di KITA.

La traduzione del libro è di Caterina Zolea, che nel 2012 aveva tradotto il libro dal giapponese per la sua tesi di laurea presso l’Università Ca' Foscari di Venezia.


Così si conclude il libro:

"La pressione ha cominciato a calare, il battito si è fatto più lento, come volesse spegnersi. Ho dovuto accettare che il momento di separarmi da Aya, almeno in questo mondo, si stava avvicinando.Il registratore acceso vicino al cuscino, con la sua musica preferita.Poco dopo mezzanotte.Abbiamo regolato il volume perché non disturbasse gli altri pazienti. Mentre vegliavamo su di lei ascoltando in silenzio un brano di musica classica, le onde dell'elettrocardiogramma si sono trasformate in una linea piatta e continua.Di colpo, mi è tornata in mente una frase di quando ancora una frase di quando era ancora in salute:Sarebbe bello addormentarmi su uno splendido tappeto di fiori, mentre ascolto la musica che più mi piace...".
Un libro toccante: la testimonianza di una ragazzina straordinaria, con un forte carattere e una determinazione tenuta fino alla fine, che ha dato un insegnamento di vita a chi deve affrontare malattie gravi, ma soprattutto a chi è sano e, come spesso accade, non si rende conto di che dono immenso sia la vita.








VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟

“Io che non riesco a parlare, non posso fare altro che limitarmi a dire: "Gra-zie”, ma vorrei esprimere la mia gioia con molte, molte altre parole.”

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