martedì 14 luglio 2020

L’OSCURA ALLEGREZZA di Manuela Diliberto - La Lepre Edizioni con intervista all'autrice



L’OSCURA ALLEGREZZA
Manuela Diliberto
La Lepre Edizioni
590 pagine


"Quando si parla di schiavitù della donna e ci si propone di sovvertire le regole che stanno alla base della propria educazione, quando si attaccano i presupposti stessi dell'ambiente in cui si vive, e si mostrano nel concreto i limiti del ruolo imposto alla donna nella società attuale, si diventa immediatamente impopolari. Persino presso i propri genitori...Difficile da mandare giù. Per chiunque. Guardatevi attorno. Pensate ai socialisti che conoscete. Sono davvero pronti a fare i socialisti fino in fondo, e a rimettere in causa il ruolo della propria moglie in seno alla famiglia? O, peggio, a stravolgere l'educazione imposta alle proprie figlie?"

SINOSSI

Roma, 1911. Alla vigilia di cambiamenti che trasformeranno l’Europa, Giorgio, un giornalista di famiglia borghese, si abbandona all'inerzia rassicurante di un socialismo di facciata. 

L’incontro con una giovane donna indipendente lo allontanerà da ciò che gli è più caro per spingerlo verso un cammino scomodo, unica via per la felicità.

Riuscirà a cogliere la possibilità di un amore irripetibile, unico nella sua intensità?

Attraverso un racconto che ha la freschezza della narrazione spontanea, Bianca, una ragazza emancipata che ha scelto di vivere una vita comunista e militante, tiene un diario intimo. 

Una grave malattia e l’inaspettata irruzione nella propria vita di una passione tanto struggente quanto inverosimile la porteranno a mettere in discussione le convinzioni più incrollabili.

Il racconto di Giorgio, che dopo cinquant'anni ritorna sul proprio passato, si confronta così con le confessioni di una giovane donna dal destino drammatico, con un cambiamento di prospettiva che ricorda il capolavoro di Kurosawa Rashomon.

Al termine del romanzo, come originale postfazione, un’intervista a Pif sul tema “scegliere o far finta di niente?”.


RECENSIONE

"Questo libro è dedicato al caruso Angeleddu, d'anni tredici, ucciso dal suo picconiere con otto bastonate...".

Così si apre il romanzo L'oscura allegrezza, con questa dedica, che inizialmente non si comprende, visto il tenore del libro, ma nello scorrere delle pagine poi si capirà e sarà uno dei temi trattati.

Perché sono tanti gli argomenti affrontati, molto profondi e direi di attualità: il femminismo in primis; poi la questione meridionale; la politica italiana di quel periodo e, infine, ma non ultima, una storia d'amore...

Il libro è strutturato in macro capitoli - dai titoli in latino, francese, tedesco - e in sottocapitoli, ed ognuno di essi si apre con una citazione.

Il romanzo è ambientato in un'Italia alla vigilia della Prima guerra mondiale - con una classe politica divisa tra interventismo e non interventismo - a Roma, dove vivono tutti i personaggi, e a Guarcino, nella campagna laziale, dove trascorrono le vacanze estive.

Inizia nel 1962 con Isabelle Schider che ritrova in un cassetto della scrivania un manoscritto appartenuto al suo padrone - Herr Giorgio Kreifenberg, per il quale ha lavorato per anni, e contenente le sue memorie e la sua storia, che ignorava totalmente - e che decide di far pubblicare dall'editore Monsieur Jacques Boillet, suo amico.

Da questo momento in poi, il lettore apprenderà dalla stessa voce del protagonista la sua storia a partire dal 1911: del suo lavoro di giornalista, dei suoi amori, della sua vita.

I protagonisti sono Giorgio Kreinfenberg, giornalista di facciata socialista e di estrazione borghese, dalla vita apparentemente tranquilla, e Bianca D'Ambrosio, anche lei giornalista socialista, convinta, e femminista.

Proprio subito all'inizio del romanzo, c'è un pezzo in cui Giorgio e Bianca si ritrovano ad una riunione di partito e ad un certo punto Bianca - "la più agguerrita" -  prende la parola, catturando l'attenzione di tutti i presenti, per iniziare un discorso sulla questione femminile, che trovo assolutamente attuale:

"Noi, le donne, dichiariamo di essere felici, di amare e di occuparci dei nostri figli e delle nostre famiglie, e che va bene così...Ci diciamo anche che non siamo affatto vittime: ripetiamo con fierezza che, in famiglia, a prendere le decisioni, alla fine, siamo noi. Ma riflettete...in realtà, le donne, su cosa decidono? Dipendiamo in tutto e per tutto dai nostri mariti, comandiamo sì nelle famiglie, ma solo se nostro marito ce lo concede! Non abbiamo voce in capitolo per ciò che riguarda il lavoro, lo Stato o addirittura il nostro corpo. (...) La soluzione alla Questione femminile NON è rappresentata da una filosofia politica che tuteli gli interesse delle donne nell'ambito di un quadro capitalistico, ma da una grande lotta per scardinare le fondamenta di questo sistema sociale!" 

Tanti altri, poi, i personaggi che ruotano attorno a loro: la madre , Maman; Maria Elisabetta, la fidanzata storica, con cui dovrebbe convolare a felici nozze; la zia Adriana; il collega Gaetano; la cugina Bebè; l'amico Patti; Ida e Marzia, sue "amiche".

Ho iniziato questa recensione con una citazione che si riferisce all'annosa Questione meridionale, del Mezzogiorno:


"La verità è che più degli interessi dei contadini, gli (riferito a Giolitti) stanno a cuore quelli dei latifondisti del Sud, parassiti che tengono ancora in vita una società feudale fatta di schiavi e caste, ma che gli garantiscono la maggioranza in parlamento..Per avere il loro appoggio chiude gli occhi davanti a ogni tipo di nefandezza!Questa è la verità! Manda in rovina l'economia del Sud, continuando a mantenere in vita il protezionismo del Crispi e chiude il mercato alla concorrenza del grano straniero, e questo per preservare le rendite parassitarie dei proprietari terrieri...Arriva a servirsi persino della mafia per vincere le elezioni!"
Ho avuto i brividi a leggere questi pezzi per quanto sono attuali!

Ma la parte che più mi ha toccato e che proprio non conoscevo è quella che tratta dei CARUSI .

Chi sono questi carusi?

Sono i bambini usati per trasportare lo zolfo nelle miniere siciliane: "Pallidi, emaciati, smunti. Scarnificati dall'abbrutimento. Giovani uomini nani di otto, nove anni, adulti dodicenni".

"I carusi sono ragazzi dagli 8 ai 15 o 18 anni, che trasportano a spalla il minerale dello zolfo , dalle profonde gallerie alla superficie, arrampicandosi su per gli strettissimi pozzi. I picconieri, cioè gli uomini che con il piccone staccano il minerale nelle gallerie, si procurano uno o più carusi mediante una anticipazione ai genitori dei ragazzi di una somma che varia dalle 100 alle 150 lire in farina o frumento. Preso così come una bestia da soma, il caruso appartiene al picconiere come un vero schiavo: non può essere libero finchè non ha restituito la somma predetta..."

Ignoravo totalmente questa parte di storia, che è un pugno allo stomaco, ma la parte che più mi ha impressionato è il racconto da parte di uno di questi carusi che racconta com'è la loro vita, sempre che si possa chiamare vita:


"Il male è quando il picconiere adopera il bastone. La settimana scorsa il caruso Angeleddu , d'anni tredici, fu ucciso dal suo picconiere con otto bastonate.E il picconiere non fu arrestato?Non li arrestano mai. Chi si incarica dei carusi? I carusi, quando muoiono ammazzati, per le autorità sono sempre morti per morte naturale. Come ti chiami tu?Filippo Taglialana da Campobello. Ho tredici anni. Lavoro come caruso da cinque anni e sono in debito verso il picconiere di venticinque lire che non potrò mai pagare".

Mi ha ricordato la novella Rosso Malpelo di Giovanni Verga, che narra la storia di un ragazzo che lavora in una cava di rena rossa.


Questo romanzo, oltre a trattare della questione femminile e della questione meridionale - e oltre ad essere un romanzo intimo - è anche un grande affresco storico dell'epoca precedente la Grande guerra e ho trovato molto interessanti (da appassionata di storia quale sono, soprattutto di questo periodo storico che ho molto approfondito!) le digressioni sulla nascita del partito socialista; su Turati, sulla Kuliscioff, su Labriola - esponenti di spicco del panorama politico di allora; sulla nascita delle Camere del lavoro; sulla questione della conquista della Libia; addirittura su Sigmund Freud, il dottore austriaco, i cui saggi vengono letti dal Patti e che fa suo il concetto freudiano del "sostituto" e della "rimozione" (ricordiamoci che siamo nel 1911!).

Ma una storia emerge in questo romanzo , una storia d'amore tormentata, travolgente, tra Giorgio, che fa fatica a staccarsi dalla vita facile e sicura che ha sempre trascorso, e Bianca che mostra a Giorgio un'altra vita, più difficile ma più appagante: tutto starà al coraggio, o meno, di Giorgio a compiere questo salto e a fare una scelta di non facile soluzione. Ecco spiegato il sottotitolo del romanzo: Una scelta mancata può cambiare il corso di una vita? 

Un romanzo che vi saprà conquistare, anche per la scrittura elegante ed ammaliante di Manuela Diliberto: una vera scoperta!

Vincitore del Premio Zingarelli 2018 per la sezione narrativa edita con la seguente motivazione: "La trama leggera, riflessiva, intrigante ed originale è densa di richiami e riferimenti raffinati che intersecandosi con il narrato dei protagonisti ne mette a nudo il problematico intimo".



📌 Consigliato a chi....ama i romanzi storici e d'amore!

VOTO: 🌟🌟🌟🌟




⏩ INTERVISTA ALL'AUTRICE 


Manuela Diliberto è nata a Palermo.

Vive a Parigi dove si occupa di archeologia e storia dell’arte antica.

Attualmente lavora ad un progetto letterario sul rapporto della società occidentale con l’Islam.

L’Oscura allegrezza è il suo primo romanzo.






Innanzitutto ringrazio l'autrice Manuela Diliberto per avermi dedicato una parte del suo tempo per questa intervista; poi veniamo a L'oscura allegrezza...


📞 Di cosa parla il romanzo?

Parla di un incontro fra due persone che per diversi motivi non si ritrovano fra le ragioni di una società patriarcale e socialmente iniqua come quella italiana del 1911. Un incontro che si rivela decisivo ed il cui esito è dato non dal caso, ma esclusivamente dalle loro proprie scelte. La prima voce è quella maschile ed è espressa nelle memorie scritte di un giornalista durante la sua vecchiaia. La seconda voce è femminile e si esprime in un diario intimo, quello di una giovane donna militante. Attraverso due diversi registri narrativi e sentimentali, si dipana la trama esistenziale dei due protagonisti.

📞 Come è venuta l'idea? Qualcosa o qualcuno l'ha ispirata?

L'idea è nata dalla stessa tormentata, eterna domanda che mi porrò fino alla fine dei miei giorni: cosa dobbiamo a noi stessi e cosa alla società civile? Ci è possibile essere realmente felici se chiudendo la porta di casa lasciamo gli affanni del mondo fuori? E' lecito essere realmente appagati dal proprio benessere quando il resto del mondo patisce? Se si nasce dalla parte giusta, fino a che punto si riesce ad ignorare la sperequazione sociale o quella geografica?

📞 Come mai hai deciso di ambientare il romanzo in quel periodo storico?

Da che ho memoria non riesco a dare al presente che un solo significato, quello di essere la diretta conseguenza del passato. Noi siamo oggi il frutto di ciò che siamo stati ieri. L'italiano moderno si può spiegare con profondità solo attraverso la conoscenza del latino. L'Italia di oggi si può capire meglio solo se si pensa che siamo uniti da poco più di 150 anni (un'inezia se ci si riflette). La conoscenza del passato spiega con perspicuità le ragioni dell'oggi e ne facilita l'interpretazione. Il 1911 è un anno interessantissimo, perché precede la Prima Guerra Mondiale, le donne cominciano a liberarsi del corsetto, l'Europa è investita da una impercettibile inquietudine. Mi sembrava si adattasse alla perfezione alla tensione interiore dei miei personaggi.

📞 Trovi diversa l'Italia di quel periodo da quella di oggi?

Il grande partito di sinistra diviso, i pregiudizi e la guerra all'Islam, la forte sperequazione sociale, il patriarcato dominante, i posti apicali esclusivamente maschili, l'educazione dei figli prerogativa quasi interamente femminile, la giustificazione sociale al colonialismo, la superiorità culturale dell'Occidente, la depressione economica del Meridione. Mi pare non manchi quasi nulla, in fondo. Nonostante i numerosi, incontestabili progressi, non sembra poi così diversa...

📞 Nel tuo romanzo tratti il tema del femminismo di cui Bianca D'Ambrosio è una interpretazione: come vedi la situazione attuale?

La vedo pencolante. La battaglia contro gli stereotipi di genere e quella per le pari opportunità fra uomo e donna è la più ardua, perché il nemico è subdolo. Scongiurare il proprio destino biologico e lasciare la "nursery" è più arduo di quanto non si creda. Finché saranno solo le donne ad occuparsi dell'educazione dei figli, si potrà scendere in piazza a gridare quanto si vuole, le cose non potranno mai cambiare davvero.


Concludo dicendo che non posso che essere d'accordo con tutte le risposte di Manuela Diliberto: sul tema del femminismo c'è ancora molto, troppo, da fare e le cronache - e non solo la cronaca nera - di tutti i giorni ce lo confermano; anche la società, tutto sommato, non è poi così cambiata nel tempo: sì, cambiano i nomi, le persone, i volti, ma la sostanza è sempre quella; infine, per la scelta del periodo storico, posso dire che a me affascina molto la storia - non solo italiana - prima della Grande guerra perché è da lì che si può capire tutto quello che è successo dopo.


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