venerdì 18 dicembre 2020

Recensione LA BALLATA DELLA CITTA' ETERNA di Luca Di Fulvio - Rizzoli


La ballata della città eterna | Luca Di Fulvio | Rizzoli | 640 pagine


In una Roma senza padrone, due giovani cuori imparano ad amarsi. Luca Di Fulvio torna a incantare i lettori raccontando il momento irripetibile della nascita di una nazione.
Stato Pontificio, 1870. 
L’orfano Pietro è fuggito da Novara insieme alla Contessa, una donna dagli occhi color ametista e dall’eleganza innata. 
Marta è cresciuta viaggiando insieme ai circensi: quando era bambina, il vecchio cavallaro Melo l’ha accolta sul suo carro insieme a giocolieri, acrobati e trapezisti. 
I loro destini si incrociano per caso, come i loro sguardi. 
Quando arrivano a Roma, restano entrambi a bocca aperta: nessun posto è così bello e corrotto insieme, così marcio e così incantevole. 
Eppure, a meno di un decennio dall’unificazione del Regno d’Italia, la Città Eterna è una polveriera. 
“Roma libera” è il motto segreto che passa di bocca in bocca tra botteghe e palazzi, tra gli straccioni dei vicoli e tra i giovani aristocratici del Caffè Perilli: “Siamo tutti fratelli, tutti carne italiana”. 
Ma cosa significa davvero essere italiani? Cosa significa essere fratelli per due come loro, che non hanno mai avuto una casa e una famiglia? 
Mentre la tensione sale e le truppe del Papa sorvegliano le strade vicino a Porta Pia, Marta e Pietro dovranno farsi coraggio e decidere da che parte stare, prima che là fuori cominci la battaglia.


                  Recensione


La breccia di Porta Pia, quante volte abbiamo sentito questa espressione? Quanti di noi si ricordano i fatti storici connessi a questa espressione?

Eppure è l'evento storico fondamentale del Risorgimento che sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia il 20 settembre 1870 e che decretò la fine dello Stato Pontificio. 

Ed è attorno a questo evento che Luca Di Fulvio ha costruito la trama del suo nuovo libro e i suoi personaggi così eterogenei, provenienti da tutte le classi sociali, per darci uno spaccato reale della società di quel periodo.

Questo romanzo storico/d'avventura di ben 640 pagine inizia il 5 marzo 1870, si snoda temporalmente nei mesi precedenti la presa di Porta Pia e geograficamente dal Nord Italia per giungere, infine, a Roma, nello Stato Pontificio, dove tutti i personaggi confluiranno.



E così noi lettori, come spettatori di questa storia anche un po' nostra, vediamo intrecciarsi le storie della Contessa Silvia di Boccamara, che di Contessa ha solo il termine, come si scoprirà durante la storia: lei che, dopo la morte del marito e per sfuggire ai creditori, scapperà dal Piemonte, dove aveva una vita agiata in una bella villa di campagna, per giungere alle porte di Roma - ma sarà per lei un ritorno, un nostos - nelle vesti di donna del popolo portando con sé Pietro, un sedicenne preso in un orfanotrofio, il suo "cavallino", che a Roma troverà la sua strada, lastricata di pericoli ma anche di felicità.

A Roma arriverà anche Marta, una giovane ragazza cresciuta nell'ambiente circense da Melo, un ex cavallerizzo del circo: ormai le sta stretta questa vita, non la sente più sua, vuole altro e così anche lei, sospinta dallo stesso Melo, decide di andare a Roma per sostenere la causa dei rivoluzionari.

E poi ci sono Ludovico, un giovane della Roma nobile che invece rinnega...

E l'Albanese, il capo di una banda di malfattori...

E Leone Pompei, un ufficiale giudiziario del Regno d'Italia che darà del filo da torcere alla Contessa...

E ancora mamma Lucia, Suor Alberta, il Principe Chiodetti...

Come in un affresco, vediamo tutti questi personaggi sfilare sotto i nostri occhi e percorrere un loro personale viaggio, non solo geografico ma fatto soprattutto di crescita, di consapevolezza e anche di resilienza, di odio e di amore.

Mi è molto piaciuto l'inserimento all'interno del racconto, di personaggi realmente esistiti, come Giacomo Segre, il Capitano che era al comando della Quinta batteria del Nono reggimento di artiglieria e che sparò il primo colpo di cannone per aprire la Breccia nelle Mura aureliane; e un giovane Edmondo De Amicis, nelle vesti di giornalista militare mentre fa da cronista durante la presa di Roma nel 1870.

Qualcuno di voi ha mai visto il film Il Marchese del Grillo del 1981, diretto da Mario Monicelli, in cui Alberto Sordi interpreta un nobile romano, dall'indole goliardica e lazzarona, nella Roma papalina di inizio 1800? Ecco, in questo romanzo c'è un Alberto Cordi che me lo ricorda benissimo......😄.



E, infine, c'è Lei, c'è Roma, sempre affascinante, sempre bella anche se all'epoca il Colosseo e i Fori romani
anziché da milioni di visitatori da tutto il mondo erano il pascolo per pecore e mucche....


"Era una città immensa fin dalla periferia. I palazzi facevano a gara per svettare verso l'alto, come alberi nella giungla. A ogni angolo, una chiesa sontuosa faceva risuonare le sue campane. Le strade erano intasate di carrozze, e molte di esse erano lastricate. Poi qui e là, sparpagliate apparentemente senza senso, comparivano le tracce del più vasto impero mai esistito la mondo, in mezzo alle quali pascolavano libere le pecore."


"Mó cc’è un editto c’a sta Roma caggna
je vonno ariggiustà ttutte le mura;
ma ssi nun è che cquarcuno sce maggna,
nun te pare, per dio, caricatura?

Se pò ssapé dde cosa hanno pavura?
Che li Romani scappino in campaggna?
De li preti ggnisuno se ne cura,
perché ddrento in città sta la cuccaggna.

Si ppoi semo noantri secolari,
sc’è bbisoggno de muri e de cancelli
pe ffacce restà ddrento a li rippari?

Pe ppoche pecoracce e ppochi agnelli
dati in guardia a li can de pecorari
bbasta una rete e cquattro bbastoncelli." 


Roma, 22 dicembre 1832 - Der medemo, Giuseppe Gioacchino Belli


Concludo queste mie considerazioni con un sonetto di Gioacchino Belli, a cui ho subito pensato al termine della lettura di questo romanzo: un romanzo che vi consiglio di leggere perché....

Perché mi è piaciuto molto!

Perché è un romanzo d'avventura storico, per me un'accoppiata vincente!

Perché racconta un pezzo di storia italiana che appartiene a tutti noi...


Perché anche in questo romanzo, come nel suo precedente La figlia della libertà del 2019, lo scrittore Luca Di Fulvio ha saputo emozionarmi con le sue storie e la sua scrittura.


🌟🌟🌟🌟 


CONOSCIAMO L'AUTORE  


Luca Di Fulvio è nato nel 1957 a Roma, dove vive e lavora.

Prima di dedicarsi alla scrittura si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.

È lo scrittore italiano più letto in Germania e Francia, e i suoi libri sono tradotti in diciassette Paesi.

Per Rizzoli ha pubblicato La ragazza che toccava il cielo (2013), Il bambino che trovò il sole di notte (2015) e La figlia della libertà (2019), la cui recensione potete trovare nel mio blog nel mese di settembre 2019 con un'intervista all'autore.
                      

2 commenti:

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