lunedì 20 luglio 2020

GLI SPAGHETTI ALLA BOLOGNESE NON ESISTONO di Filippo Venturi - Mondadori



GLI SPAGHETTI ALLA BOLOGNESE NON ESISTONO 
Filippo Venturi 
Mondadori
204 pagine


«È molto presto, per lui, ma tutt'intorno la città sta già prendendo vita. Qualcuno al bar sta bevendo il caffè, i pescivendoli urlano le offerte del giorno da dentro il negozio, mentre qualche turista corre con la mantellina impermeabile sulle spalle e la guida sotto il braccio. Ci sono rivoli d’acqua che fuoriescono da alcuni tombini intasati e pozzanghere grandi quanto laghi su cui “l’acqua fa i tortelli”, come dicono a Bologna quando la goccia batte così forte sull'asfalto da rimbalzare indietro e produrre l’effetto ottico di un tortellino chiuso a regola d’arte».

SINOSSI

È un venerdì sera come tanti alla Vecchia Bologna: ci sono le coppie che chiacchierano bevendo Lambrusco, c'è la food blogger che mangia con la forchetta in una mano e il telefonino nell'altra e ci sono i soliti turisti che osano chiedere al padrone di casa eresie come gli "spaghetti alla bolognese". Emilio Zucchini li corregge bonariamente e dirige il traffico tra sala e cucina con piglio esperto e gioviale, quando d'un tratto una ragazza alle prese con un piatto di tagliatelle comincia a gridare e contorcersi in preda a una crisi allergica. A pochi isolati da lì, intanto, Mirko Gandusio detto il Grande Gandhi, abbattuto per aver mandato all'aria in un colpo solo il suo lavoro da buttafuori e la relazione più seria della sua vita - dopo quella con sua madre, s'intende -, si imbatte nel Duomo di Bologna e decide di entrare. Dall'altare uno sguardo misericordioso lo attrae: "è lei, la Diva, l'unica e inimitabile Madonna di San Luca, il simbolo della città", che come tutte le primavere è stata portata in processione in centro. Sarà un richiamo mistico, sarà che ormai non ha più nulla da perdere, fatto sta che Gandhi si arrampica sull'altare, raggiunge la tavola di legno che ritrae la beata vergine e, anziché inginocchiarsi ad adorarla, la stringe al petto e se la fila nell'oscurità. È l'inizio di un weekend rocambolesco per l'intera città, ma soprattutto per Zucchini, che presto scoprirà che lo strano teatrino andato in scena nel suo ristorante e il rapimento della Madonna di San Luca sono legati a doppio filo, e si ritroverà suo malgrado impantanato in entrambi. Toccherà a lui, con le sue entrature alla Curia e le sue, meno efficaci, conoscenze in questura, dare una mano a districare la matassa e lanciarsi alla ricerca della signora più amata di Bologna.


RECENSIONE


"Esce fumo dal forno. Per forza: si era dimenticato dentro la torta di riso. Tutto bruciato. La cappa è morta e hanno la nebbia in Val Padana. Sembra di stare in una discarica. Poi è il turno di Sulwant, il fido lavapiatti bangladese, che emette un gemito. Gli è scivolato dalla mano "Occhio che taglia", il coltello per la carne, che è talmente affilato da essersi meritato il nome di un capo indiano apache. Gli è caduto su un piede e gliel'ha aperto in due, perforando pure la scarpa antinfortunistica."

Ecco come inizia quello che sembrava un normale venerdì sera in una trattoria di Bologna, la Vecchia Bologna di Emilio Zucchini, e da qui Zucca capisce che sta per accadere qualcosa di storto, come se la sua cucina detenesse "poteri al limite dell'esoterico": infatti, quello che capita questa sera nella sua trattoria è solo il primo di una serie di eventi che lo porteranno a risolvere un caso poliziesco.

Ma dove è ambientato questo romanzo? Solo nel centro di Bologna? 

Ci troviamo anche nella Bassa bolognese, una zona della città metropolitana di Bologna che comprende l'ampia parte di Pianura Padana di sudest, pieno di comuni che rappresentano la storia e la cultura della provincia bolognese.

Ho trovato molto piacevoli le descrizioni di alcuni scorci di Bologna, così come di luoghi limitrofi:


"Sono terre in cui i paesi si confondono alle campagne, piene di malinconica bellezza. Sono luoghi da contemplare con lentezza, annusando l'odore della nebbia e del fieno, ascoltando i suoni che invadono il silenzio di spazi antichi: il chiacchiericcio di un gruppo di ciclisti, il soffio del vento tra gli alberi, il brontolio dei trattori, il saluto di un passante; da leggere attraverso l'affascinante monotonia dei giorni trascorsi dall'uomo nei campi, nei filari, sugli argini; da scoprire con il rispetto per il sudore e la forza combattiva dei nostri avi, che hanno strappato questi campi alle paludi."

Emilio Zucchini è una persona perbene, onesta, caparbia e serena, rispettosa dei piatti della tradizione bolognese, ma anche testarda e perspicace, gli piace ascoltare, single per scelta (forse), un uomo solitario, un altruista egocentrico: "semplificando il tutto ai minimi termini, si può dire che Emilio Zucchini è un tipo tranquillo".

Mirko Gandusio, in arte il Grande Ghandi, "il popolare buttafuori con la zeppola", un buttafuori con gli attacchi di panico, che, entrato per caso nel Duomo di Bologna, si arrampica sull'altare, raggiunge la tavola di legno che ritrae la beata vergine e, anziché inginocchiarsi ad adorarla, la stringe al petto e se la fila nell'oscurità: l' effige della Madonna di San Luca, il simbolo della città.

"...la santa protettrice dei bolognesi, che veglia su di loro ogni giorno da lassù. Lei è la bussola, il porto di approdo, il faro sicuro, l'emozione che provano tutti gli abitanti quando, di ritorno da un lungo viaggio, scorgono da lontano il colle della Guardia e l'inconfondibile cupola esagonale della sua basilica. "

Tanti i personaggi di questo romanzo tra cui, in primis, Iodice, il commissario che abbiamo già conosciuto nel precedente romanzo di Venturi e che dovrà sbrogliare la matassa di questo caos.

E poi ancora Don Gennaro Quaglia, l'arcivescovo metropolita di Bologna, assiduo frequentatore della trattoria di Emilio; Piercarlo Pazzini, detto Pio, il ras della notte, proprietario del Pippermint; Ada, la mamma di Mirko.

Senz'altro tutti voi saprete che il piatto più famoso all'estero, quello che si ritrova sempre nei menù internazionali di New York, Sidney, Londra, sono gli spaghetti alla bolognese.

Ma cosa sono e, cosa più importante, esistono veramente? NO!!!!! Solo tagliatelle al ragù!

Tanto che ne è uscita una querelle del Sindaco di Bologna che ha coinvolto anche l'ambasciatore americano a Roma, per quanto sembra sia nato un Comitato per la Promozione della Ricetta originale degli Spaghetti bolognesi che rivendica la citazione di questo piatto in documenti storici.


"Gli spaghetti alla bolognese non esistono, sua eccellenza. Mi dispiace dirglielo, ma è così. Però, non si deve preoccupare, né offendere. Perché questa affermazione, che magari in apparenza le può sembrare ostile, nasconde in realtà un messaggio di apertura. È un pò come " Si chiude una porta e si apre un portone". C'è sempre di meglio nella vita. Mai disperare."

Ho trovato questo romanzo poliziesco molto divertente, esilarante, con battute mordaci e motti di spirito spassosi:


"Ci sono diverse situazioni che storicamente lo stressano sul lavoro: trovare una blatta in cucina o un capello nel piatto di un cliente. Se poi è una blatta che ha perso un capello nel piatto, allora è il dramma totale; oppure una improvvisata dei Nas, rovesciare la zuppiera di tortellini in brodo ustionanti sulle gambe di una ragazza, magari in minigonna, il giorno di Ferragosto; oppure cadere in mezzo alla sala a pelle di leone, con tanto di frastuono di piatti infranti e i clienti che lo indicano e ridono".

La scrittura di Filippo Venturi è brillante, fluida, le descrizioni vivide, con una capacità di intrecciare le varie storie notevole come un gioco ad incastro, che ne fanno u
n romanzo poliziesco con molto humour.

Infine, devo dire che ho molto apprezzato i ringraziamenti finali in cui lo scrittore, nel mese di aprile 2020, fa una riflessione sul periodo di lockdown vissuto e conclude dirimendo la querelle sugli spaghetti alla bolognese e dandoci anche una ricetta!


"Gli spaghetti alla bolognese esistono. Ma come? - direte voi. Allora ci hai preso in giro? No, non vi ho preso in giro. Però esistono. Solo che non li chiamiamo così. sono gli spaghetti al tonno che facciamo a Bologna per tradizione, caserecci, semplici, buonissimi. Soffritto leggero di cipolla in olio d'oliva, passata di pomodoro e tonno. Quello in scatola, niente scherzi. E, incredibilmente, sono ancora più buoni il giorno dopo, fritti in padella, con la crostina. La nonna Angiolina me li faceva così".

📌 Consigliato a chi....ama i polizieschi, lo humour e trascorrere qualche ora con leggerezza: adatto per una lettura sotto l'ombrellone!



VOTO: 🌟🌟🌟🌟


CONOSCIAMO L'AUTORE



Filippo Venturi nasce a Bologna, città in cui vive da sempre. Laureato in Giurisprudenza, esordisce nella narrativa nel 2010 con Intanto Dustin Hoffman non fa più un film, raccolta di racconti sugli anni Ottanta, pubblicato con la casa editrice Pendragon. 

Nel 2012 scrive il suo primo romanzo, Forse in Paradiso incontro John Belushi, la cui copertina è disegnata da Luca Carboni. Il libro è dedicato a Bologna, città nella quale le storie e i personaggi di Venturi trovano vita e ispirazione. 


È una Bologna a cui lo scrittore, per sua esplicita dichiarazione, “deve tutto” e per la quale, non a caso, si cimenta nei due campi dove lei eccelle: l’arte e la cucina. 

Venturi infatti è oste e scrittore. 

Nel 2013 partecipa alla stesura di Un saluto ai ragazzi, raccolta di racconti sulla squadra di pallacanestro della Fortitudo Bologna scritti a sei mani con i giornalisti Emilio Marrese e Cristiano Governa. 

Nel 2015 è uscito Un giorno come un altro, il suo secondo romanzo, un noir ironico in cui racconta la storia del furto del capolavoro di Jan Vermeer La ragazza con l’orecchino di perla durante la sua esposizione a Bologna presso la mostra di Palazzo Fava. 

Dal 2016 per La Repubblica tiene la rubrica Dietro al banco, attraverso la quale, in una sorta di Tripadvisor al contrario, recensisce i suoi clienti. 

Sempre nel 2016 ha condotto una trasmissione radiofonica su Radio Bologna Uno dal titolo “Intanto Dustin Hoffman se ne va in radio.

Nel luglio del 2018 è uscito il suo nuovo romanzo “Il tortellino muore nel brodo“, in cui compare per la prima volta Emilio Zucchini, ristoratore che investiga, personaggio parzialmente autobiografico. Mondadori, la sua casa editrice, lo ha definito un Tarantino cresciuto all'ombra dei portici di Bologna. 

E anche lui ama pensare che le sue siano storie americane scritte alla bolognese.

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