sabato 7 settembre 2019

LA FIGLIA DELLA LIBERTA' di Luca Di Fulvio - Rizzoli

LA FIGLIA DELLA LIBERTÀ
Luca Di Fulvio 
Rizzoli 
pagg. 636

“Descendemos de los barcos”, detto argentino.
SINOSSI - Raechel, sguardo vispo nascosto da un cespuglio di ricci scuri e crespi, sogna di diventare libraia, nonostante nel suo villaggio, sepolto dalla neve della steppa russa, alle ragazze non sia permesso neanche leggere. Rosetta ha ereditato un pezzo di terra, ma subisce ogni giorno le angherie dei suoi compaesani, convinti che una donna sola e bella non possa restare troppo tempo senza un marito a cui sottomettersi. Rocco, figlio di un uomo d'onore, è costretto a una scelta: se non vuole morire, deve diventare anche lui un mafioso. Tutti e tre sanno che c'è un solo modo per essere liberi: fuggire, scappare lontano, al di là dell'oceano. Arrivano a Buenos Aires per ricominciare, ma l'Argentina è terra di nessuno: per sopravvivere, gli emigranti accettano anche ciò che sembra inaccettabile, e sono le donne a pagare il prezzo più alto, in una città piena di uomini soli e senza scrupoli. Tra le grida del porto e i vicoli del barrio si annidano pericoli e fantasmi del passato, ma Raechel, Rocco e Rosetta sono pronti a tutto: inganni, travestimenti, loschi affari e fughe rocambolesche, per salvarsi ancora una volta e ricominciare, finalmente, a vivere senza paura.

RECENSIONE

❗❗ADVERTISING❗❗Questa è una storia non facile, 
dura e cruda, senza mezzi termini, di violenze, di povertà, ma anche di amore e di amicizia, ma soprattutto di riscatto e di rinascita. 

1912: Alcamo, Palermo, Soročincy – Rosetta, Rocco, Raequel.

Tre vite, tre destini, tre protagonisti che alla fine uniranno le proprie storie.

Tre esistenze fatte di miseria e povertà che, ognuno per motivi differenti, non si piegano al proprio destino e che si ritroveranno a fuggire lontano fino ad arrivare a Buenos Aires e a lottare per la propria sopravvivenza.

Rosetta , un’orfana siciliana che deve lottare per tenersi la terra ereditata dal padre e che il Barone del posto vuole per sé; ma lei non vuole essere sottomessa a nessuno, non vuole intromissioni, soprattutto dagli uomini: vuole poter decidere della propria vita e del proprio destino.

«A Buenos Aires se sei un uomo e hai fame, fai lo scaricatore al porto. Se sei una donna, finisci per battere il marciapiede.» Rosetta bevve tutto d’un fiato il bicchiere di vino che aveva davanti e disse, a testa alta: «Allora farò lo scaricatore».
Rocco, figlio di un capo mafioso, anche lui deve lottare per non soccombere al suo destino: si oppone a diventare quello che gli altri vorrebbero, ovvero un “uomo d’onore”; lui vuole essere, e lotterà, una persona normale, un meccanico.

Infine, c’è Raechel, una ragazzina ebrea, orfana di madre, che vive con il padre in una comunità in Russia: ma lei non è come le altre ragazzine, lei, grazie al padre, sa leggere e scrivere e questo sarà per lei una discriminante negativa, perché una donna non può fare queste cose; e in un mondo di uomini riuscirà a fare ciò che gli uomini non vogliono.

Ma poi ci sono anche Libertad, Tamar, Dolores, Louis, Tano e Assunta, Tony: tutti personaggi che ruoteranno attorno ai protagonisti e che li aiuteranno nei loro percorsi.

Questo romanzo è un affresco del fenomeno dell’immigrazione di fine ottocento, che ha visto molti italiani lasciare la propria terra per cercare un futuro migliore oltre Oceano.

E questo romanzo tratta anche, e soprattutto, della condizione della donna - e del suo essere concepita come un oggetto, da usare e poi buttare quando non serve più a nulla - e del fenomeno della prostituzione.

Ma parla anche di chi non volge la testa dall'altra parte, facendo finta di non aver visto nulla: parla anche di chi ha avuto il coraggio di dire basta e di opporsi ai prepotenti, ai prevaricatori e ai violenti.

Ho trovato il romanzo di Luca di Fulvio duro, crudo e senza mezze misure, ma proprio per questo avvincente: l’ho divorato in pochi giorni, la storia dei protagonisti mi ha completamente coinvolto.

Ho letto alcune recensioni negative in cui l’autore veniva criticato di essere stato troppo crudo e poco credibile nella trama: bè, è un romanzo, è una storia romanzata, ma di base i fatti raccontati sono, purtroppo, totalmente veri. 


Anch’io ignoravo la storia e l’ho trovata scioccante, ma, purtroppo, reale.

Il 7 maggio del 1906 Noè Trauman, uno dei due milioni e mezzo di emigrati europei che arrivarono in Argentina nei primi decenni del XX secolo, insieme con un gruppo di ebrei polacchi, firmò l’atto costitutivo della Sociedad Israelita de Socorros Mutuos Varsovia. Nell’aspetto formale, gli statuti della Varsovia non differivano da quelli di molte altre Società di Mutuo Soccorso; solo formalmente, però, perchè i soci della Sociedad, erano tutti papponi coinvolti nella tratta delle bianche che, fin dal 1860, aveva portato in Argentina e Brasile, migliaia di giovani donne provenienti in gran parte dall’Europa dell’Est. Nel momento del suo massimo potere, attraverso gli oltre 400 affiliati, la Sociedad arrivò a gestire più di 3.000 postriboli con alcune migliaia di ragazze ed un giro d’affari superiore ai 50 milioni di dollari. Neanche a dirlo, il tramonto e la definitiva rovina della Società fu opera di una donna, Raquel Liberman, ucraina, 22 anni, che riuscì ad uscire dal giro della prostituzione e a sporgere denuncia alle autorità; l’inchiesta scatenò il caso giudiziario più importante dell’Argentina degli anni ’30. Questo atto portò finalmente alla distruzione della Sociedad. 


VOTO:🌟🌟🌟🌟🌟


INTERVISTA CON L’AUTORE 




Luca Di Fulvio, classe 1957, romano, attore, sceneggiatore, disegnatore, romanziere, diplomato all'Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. 


Il suo primo libro “La gang dei sogni” del 2008 è stato per mesi un bestseller in vetta alle classifiche tedesche e, a seguire, i suoi libri si sono diffusi nell'Europa dell’Est. 

Nelle metropolitane e nelle stazioni ferroviarie da Francoforte a Praga ci sono poster “del mio faccione rugoso”, come dice lui stesso. In Francia “La Gang des Rêves” arriva a trecentomila copie.

La domanda che a questo punto sorgerebbe spontanea, e che è ricorrente nelle sue interviste, sarebbe: “Come mai in Italia non hai lo stesso successo?”. E la sua risposta standard è: “Perché scrivo un italiano di merda. Ma grazie a Dio ho dei traduttori fichissimi”.

Ma cosa ti ha portato a diventare un caso editoriale in Germania e poi in Francia? 
Non te lo so dire, francamente. Mi piacerebbe avere una ricetta. Io credo innanzitutto che in quei paesi ci siano (purtroppo per noi) molti più lettori. Per quel che riguarda i miei libri penso anche che abbiano “attecchito” molto i miei temi che – al di là della crudezza delle mie storie – sono di speranza, di sogni, di libertà e della necessità (intendo proprio dovere) di lottare per i propri ideali.

Ma veniamo al libro La figlia della libertà, che racconta la storia tragica e reale della “Sociedad israelita de socorros mutuos Varsovia”: come ti sei imbattuto in questa storia?
Come sempre per fortuna (che è il fattore che nessun essere umano può dimenticare, altrimenti compie un atto di grande arroganza). Io mi documento tanto, passo una marea di tempo a studiare e cercare di capire. E scartabellando e facendo domande (in questo caso alla profesora del consolato argentino a Roma) è venuta fuori questa vicenda orripilante, che mi ha meravigliato molto non fosse di dominio pubblico. E non mi sono fatto scappare l’occasione di parlarne perché è purtroppo molto attuale. E come uomo (intendo come maschio) mi ha fatto vergognare.

Chi è la figlia della libertà?
La donna. In generale. Certo, sia Raquel che Rosetta lottano per la libertà. Ma io volevo scrivere un libro che raccontasse la straordinaria forza e onestà che hanno le donne. E credo che le donne sappiano molto meglio degli uomini che cosa significhi la parola libertà, come tutti quelli che ne hanno avuta assai di meno degli altri.

Le donne sono le protagoniste indiscusse di questo romanzo: tu che rapporto hai con il mondo femminile?
Di profonda e sincera ammirazione, che credo traspaia dal mio racconto. E Rocco, il protagonista maschile, racconta molto bene il mio rapporto col mondo femminile. “Le donne sono il sale della vita” dice. E poi, soprattutto, sa ascoltare. Perché l’ascolto è l’unica strada che un uomo può perseguire. Perché c’è tanto (ma veramente tanto) da imparare. E può renderci meno bovini (intendo migliori). 

Il tuo libro sembra la sceneggiatura di un film: è in programma qualcosa?
In realtà sto ricevendo offerte, sì. Ma è fondamentalmente il mio modo di scrivere. Io è così che racconto le storie: cercando di vederle e cercando di farle vedere al lettore.

La tua fortuna la devi molto anche ai librai: tu che generi di libri compri in libreria?
Basta che siano libri. Tantissimi saggi storici per le mie ricerche. Libri che il mio libraio di fiducia mi consiglia, perché ho cieca fiducia in lui. E tanti classici, che leggo e rileggo, perché a ogni età, ogni libro diventa un altro libro. Come se cambiasse con te.

Quali sono i tuoi autori preferiti e/o da cui trai ispirazione?
Lista infinita, ovviamente. Mi sono formato su Jack London, Hemingway, Thomas Mann, Dickens, Victor Hugo, Dumas… E poi Garcia Marquez, Thomas Hardy, Camus e Sartre… Da ragazzo tutta la Beat Generation, Celine, quel genio di Faulkner, Flaubert, Zola, Maupassant, Singer… Pochi russi, ho questa colpa. Non finisco più. Tutto vecchiume, dirai. Ma è un vecchiume che non invecchia. E poi, anche se molti scrittori devono per forza citare autori che nessuno conosce, anche i romanzi di Ken Follett mi hanno condizionato, guidato, insegnato.

Sei già al lavoro per il tuo prossimo libro?
Sì, anche perché è già passato un anno da quando la Figlia della libertà è uscito in Germania (e quasi due da quando gliel’ho consegnato). Sono a Roma, 1870. Il neonato Regno d’Italia è orfano di una capitale. Gli italiani non sono ancora tutti insieme. Mi piace il tema dell’unità perché ha a che fare con l’Europa, che se fosse meno business e più un ideale mi piacerebbe un casino.

Quale è il tuo sogno nel cassetto? E cosa vuoi fare da grande?
I sogni cerco di non farli languire nel cassetto, per quanto posso. Perché se non li afferri al volo poi magari, quando apri quel cassetto, scopri che non è più il tuo sogno. E spero di non diventare mai grande. Spero che a 100 anni avrò ancora il coraggio di cambiare strada se penso che sia giusto, se la passione mi porterà da un’altra parte.

Prossimamente parteciperai a qualche evento letterario (così mi segno la data!)?
Sei stupenda, grazie! Non lo so. Io sto andando in giro come una trottola, ultimamente. Adesso il 12 sono in Francia per l’edizione francese e ci resterò per più di dieci giorni. Poi mi piacerebbe tornare alla mia vita di sempre. La mia adorata vita normale. La passeggiata con i miei cani, la scrivania, abbracciare mia moglie in pace. 

Grazie Luca per questa chiacchierata e complimenti per questo tuo affresco!
Grazie a te. Se fossi timido arrossirei. Ma non sono timido. E mi stai facendo montare la testa con tutti questi complimenti ;)



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