lunedì 9 settembre 2019

IL VOLO DELL'AIRONE di Giancarlo Governi - Fandango Editore

Il volo dell’Airone
Giancarlo Governi 
Fandango Editore
pagg. 236 

“Il tuo cuore è fatto per correre”

SINOSSI - Bellissimo in volo come l’Airone, e come l’Airone inadatto alla terra. Di qui il dramma di Fausto Coppi, la sua scissione, l’essere stato predisposto da una bizzarra natura a vivere una vita da ciclista e non da uomo, con le sue debolezze e le sue passioni. Così, quando fu travolto dalla passione come un uomo qualsiasi, quando incontrò la sfolgorante Giulia, i suoi tifosi e il mondo intero non gli perdonarono quel momento di debolezza: il Campionissimo non poteva vivere da comune mortale, non poteva essere innamorato, non poteva lasciare la moglie e la figlia per correre dietro a una donna sposata. E allora nessuna pietà: per lui e per Giulia il reato di adulterio, presente nel nostro codice penale di allora, fu applicato con rigore. Una macchia vergognosa li imbrattò per sempre.

RECENSIONE

Angelo Fausto Coppi è nato a Castellania il 15 settembre 1919, due anni dopo la disfatta di Caporetto e grazie ad essa, visto che il papà Domenico è stato ferito in guerra ad una gamba da una scheggia austriaca che gli ha permesso così di ritornare a casa.

Fausto frequenta le scuole elementari fino all'età di undici anni, dopodiché inizia ad aiutare il padre nel lavoro dei campi di proprietà insieme al fratello maggiore Livio.

“Siamo in un’epoca in cui i ragazzi vestono in divisa, i più piccoli da figli della lupa, i più grandicelli da balilla e i giovanotti da avanguardista. Fausto ha l’età in cui dovrebbe vestirsi da balilla, invece è vestito casual come si vestirebbe oggi un ragazzo della sua età, con una maglietta a mezze maniche e i pantaloni bermuda fino al ginocchio. In nessuna foto, Fausto indossa segni delle divise imposte dal regime fascista ai giovani. (…) Certamente, Fausto è stato educato a scuola agli ideali fascisti, al culto del “Duce che ci conduce” e della Romanità, ma lui ha fatto le scuole con la zia albina, in una quieta scuola multi classe di campagna dove ancora non si respira la retorica fascista e i modelli a cui si ispira l’insegnamento della maestra-zia-mamma sono semmai quelli post-unitari condensati in Cuore di Edmondo De Amicis, quei principi su cui fu costruita l’unità nazionale”.



Nel tempo libero fa lunghi percorsi con Livio sulla bicicletta del padre, che però per lui è grossa, fingendosi Binda e Girardengo; ma, nonostante ciò, inizia a vincere contro il fratello, batte i record, lo distanzia di parecchio. E legge la Gazzetta dello sport, quando riesce a trovarla.

Ma non è questa la vita che vuole fare, nei campi: non è questo il lavoro che vuole fare per tutta la vita.

Inizia, così, grazie allo zio, a fare da garzone ad un salumaio di Novi Ligure, il Sig. Merlano, dove effettua consegne a domicilio in bicicletta, ricevendo una paga settimanale di 5 lire e tornando dai genitori a Castellania ogni domenica.

Nel frattempo la sua passione per la bicicletta aumenta: il suo sogno è quello di comprare una bicicletta Maino che ha visto in una vetrina del meccanico di Novi Ligure, ma non ha i soldi per comprarla.

A questo ci pensa lo zio Fausto, che gli regala una Maino da 520 lire al negozio del signor Bovone a Novi e con la quale, per esercitarsi, farà tutti i giorni Castellania-Novi Ligure e Novi Ligure-Castellania, affiancando i ciclisti dilettanti in allenamento che incontra sulla statale.

Ed è a Novi che viene segnalato a Biagio Cavanna, il famoso massaggiatore di Costante Girardengo e di Learco Guerra, che poi lo ammetterà alla sua scuola di giovani corridori aperta a Pozzolo Formigaro.

Questi i sacrifici a cui si sottoponeva all'inizio della carriera Coppi:

“sveglia alle 5; prima colazione alle 6; alle 7 a Novi Ligure o a Tortona; alle 9 ritorno a Castellania, fatta eccezione per i giorni destinati ai lunghi allenamenti (mercoledì e venerdì) che generalmente si svolgevano su distanze di 180-220 chilometri. Bagno in un mastello. A mezzogiorno a tavola: antipasto di prosciutto crudo, tonno o sardine; minestra con carne o verdure; filetto e insalata o verdura cotta; uva quando non era stagione. Niente vino. La birra, un quarto era preferibile. L’acqua minerale sempre. Siesta dalle 14 alle 16, ancora a Novi alle 17. Cena alle 19-19.30: minestra con molta verdura, mezzo pollo con insalata o verdura cotta, frutta fresca. Alle 22, al massimo, a letto. Durante la notte chiuse le persiane della camera ma con i vetri appena aperti”.

Nel 1940 Fausto viene assunto dalla Legnano, la squadra di Bartali e per lui farà il gregario. Bartali, vittima di una caduta, rimane indietro nella classifica, mentre Coppi vince le tappe di montagna conquistando la maglia rosa che porterà fino a Milano il 9 giugno 1940 con 2'40" sul secondo arrivato e 45'09" su Gino Bartali. E’ il suo primo Giro d’Italia.

Il giorno dopo, il 10 Giugno 1940, ascolterà, insieme a milioni di italiani, il discorso di Mussolini che dal balcone di Piazza Venezia annuncerà che “un’ora segnata dal destino batte sui cieli della nostra Patria” e, tornato a casa, troverà la cartolina di precetto.

La storia irrompe nella vita di Coppi e per l'Italia inizia la seconda guerra mondiale.

E poi arrivano Bruna, sua moglie, e Martina, la sua prima figlia.

E tanti altri successi: il Campionato del mondo, il Tour de France, altri Giri d’Italia.

Ma anche tante le tragedie che lo colpiscono: la morte del padre, l’incidente mortale del fratello Serse, i suoi infortuni e la vita privata con Bruna che non va bene…

Ma la vita del Campionissimo verrà nuovamente sconvolta con l’incontro con Giulia nel 1949 che cambierà la storia di entrambi, e anche dell’Italia.

“Giulia Occhini una napoletana trapiantata nelle Marche durante la guerra, ha un paio d’anni in meno di Fausto. Dopo la guerra ha sposato Enrico Locatelli che fa il medico condotto a Varano Borghi. Un anno dopo il matrimonio, i coniugi Locatelli hanno avuto una bambina. La vita monotona e tranquilla che conduce è stata turbata proprio quel giorno che aveva incontrato Fausto.”


Il Campionissimo ed i Locatelli cominciano a frequentarsi e Fausto e Giulia iniziano un intenso scambio epistolare inframmezzato da alcuni incontri.

Questo fino a quando la coppia esce allo scoperto in occasione della vittoria al Campionato del Mondo di Lugano: sul podio, insieme a Fausto Coppi, non c’è la moglie Bruna ma Giulia Occhini, a cui verrà dato il soprannome di Dama bianca quando Pierre Chany, giornalista dell'Equipe, scriverà: «Vorremmo sapere di più di quella signora in bianco che abbiamo visto vicino a Coppi»(la dame en blanc) per via del cappotto color neve che Giulia portava.

Fausto e Giulia decidono di abbandonare le rispettive famiglie e vanno a vivere insieme a Novi Ligure, sfidando l’Italia bigotta e clericale dell’epoca.

Il marito di Giulia sporge denuncia ai Carabinieri che devono fare un sopralluogo nella villa dove vivono Fausto e Giulia e dove devono verificare un eventuale tradimento con la cosiddetta prova del “letto caldo” ovvero tastando lenzuola e materassi per verificare che siano caldi. Giulia Occhini viene arrestata e portata al carcere di Alessandria.

“Questa era l’Italia di allora, l’Italia codina e bigotta che sarà spazzata via dai referendum degli anni Settanta che presero atto della nascita di un nuovo costume e imposero un diritto di famiglia più giusto e più moderno, che non prevedesse più reati come l’adulterio e non condannasse le coppie irregolari al ruolo di “pubblici concubini”. E che soprattutto tutelasse i diritti dei figli, di tutti i figli, anche di quelli nati fuori dal matrimonio”.

La sua ultima vittoria sarà nel 1957, sotto le insegne della Carpano-Coppi, al Trofeo Baracchi a cronometro in coppia con Ercole Baldini.

Poco prima del Natale del 1959 Fausto Coppi partecipa, insieme ad altri corridori, a una tournée-safari ad Ouagadougou, nell'Alto Volta.

Questo viaggio gli sarà fatale: prende la malaria, che i medici non sanno riconoscere e Fausto Coppi muore all'ospedale di Tortona il 2 gennaio 1960.

Così scriverà il giornalista sportivo Orio Vergani sulle pagine della Gazzetta dello Sport:

“Il grande airone ha chiuso le ali. Quante volte Fausto Coppi evocò in noi l'immagine di un grande airone lanciato in volo con il battere delle lunghe ali a sfiorare valli e monti, spiaggi e nevai? Fortissimo e fragile al tempo stesso, qualche volta la stanchezza e la sfortuna lo abbattevano e lo facevano crollare a terra, sul ciglio di una strada o sull'erba del prato di un velodromo: la sua figura sembrava spezzarsi in una strana geometria; come quella di un pantografo, e una volta di più suscitava l'immagine di un airone ferito...”

Questa la storia di un grande Campione non solo del ciclismo ma dello sport in genere, che in un periodo di rinascita dell’Italia ha saputo regalare a milioni di italiani un sogno.

Ho trovato questo libro molto interessante, coinvolgente e scorrevole: al di là della storia personale di un grande sportivo, c’è la storia dell’Italia del dopoguerra e della sua ricostruzione, della sua morale bacchettona e clericale con il Concordato del 1929 firmato da Mussolini, con il divorzio ancora illegale e l’adulterio considerato reato.

Questo libro non è solo per gli amanti del ciclismo o dello sport, ma è per leggere di un pezzo di storia italiana.


VOTO: 🌟🌟🌟🌟

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