martedì 23 maggio 2023

Intervisto Franco Faggiani che fa 'L'inventario delle nuvole' in Val Maira - Fazi Editore


L’inventario delle nuvole 
Franco Faggiani | Fazi Editore | 296 pagine


1915. Giacomo Cordero abita in Val Maira, con il nonno Girolamo, la madre Lunetta e l’anziana e riservata Desideria.

Il ragazzo ha studiato ma gli viene imposto di restare a casa, a Prazzo, dove si vive di taglio del bosco, di piccolo allevamento e agricoltura, e dove gli abitanti delle malghe spesso sopravvivono nella più assoluta miseria.

L’Italia è appena entrata in guerra e il vecchio Girolamo, ruvido e determinato capofamiglia, commerciante scaltro e capace, è diventato il fornitore ufficiale di merci per l’esercito.

A Giacomo, esonerato dal servizio militare, viene affidata quindi la più delicata delle attività di famiglia, la raccolta dei pels, i capelli, che, accuratamente lavorati durante l’inverno dalle donne del luogo, saranno rivenduti in primavera agli atelier delle grandi città di confine per farne parrucche, ancora molto richieste.

Per il commercio dei capelli in Francia, Giacomo si affida a un venditore esperto, Natale Rebaudi, che gli farà da guida confidandogli vecchi segreti riguardanti suo padre.

Quando il ragazzo sarà costretto ad affrontare una situazione inattesa e a prendere in mano gli affari di famiglia, tuttavia, il più grande insegnamento gli verrà dal ricordo dei giorni passati da solo in montagna che lo aiuterà ad apprezzare il valore delle piccole cose e la semplicità del vivere quotidiano.

Intervista

Franco Faggiani in questo romanzo ricostruisce con straordinaria cura dei dettagli un paesaggio particolare e un mestiere insolito che molti ancora ricordano.

Nel romanzo vengono ripercorsi gli itinerari segreti dei raccoglitori di capelli delle valli cuneesi, che, seguendo le vie di questo singolare commercio, scavalcavano le Alpi e arrivavano fino in Francia.

Una storia avvincente ma anche commovente che conferma il grande talento dell’autore nel descrivere gli ambienti montani riuscendo a emozionare i suoi lettori.

"𝚃𝚎𝚗𝚝𝚊𝚒 𝚍𝚒 𝚙𝚎𝚗𝚜𝚊𝚛𝚎 𝚊𝚍 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘, 𝚙𝚛𝚘𝚟𝚊𝚒 𝚊 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚞𝚗 𝚒𝚖𝚖𝚊𝚐𝚒𝚗𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚗𝚝𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚗𝚞𝚟𝚘𝚕𝚎. 𝚀𝚞𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚙𝚘𝚝𝚎𝚟𝚊𝚗𝚘 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚒𝚗 𝚚𝚞𝚎𝚕 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘? 𝙴 𝚍𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚏𝚘𝚛𝚖𝚎? 𝙰𝚕𝚕𝚞𝚗𝚐𝚊𝚝𝚎, 𝚐𝚘𝚗𝚏𝚒𝚎, 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚒𝚕𝚒 𝚎 𝚏𝚞𝚐𝚐𝚎𝚗𝚝𝚒, 𝚘𝚙𝚙𝚞𝚛𝚎 𝚕𝚎𝚗𝚝𝚎? 𝙴 𝚍𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚌𝚘𝚕𝚘𝚛𝚎? 𝙰 𝚖𝚎 𝚙𝚒𝚊𝚌𝚎𝚟𝚊𝚗𝚘 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚖𝚒𝚗𝚞𝚜𝚌𝚘𝚕𝚎, 𝚙𝚊𝚏𝚏𝚞𝚝𝚎 𝚎 𝚏𝚛𝚊𝚜𝚝𝚊𝚐𝚕𝚒𝚊𝚝𝚎, 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚊𝚕 𝚝𝚛𝚊𝚖𝚘𝚗𝚝𝚘 𝚜𝚒 𝚌𝚘𝚕𝚘𝚛𝚊𝚟𝚊𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚛𝚘𝚜𝚊, 𝚍𝚒 𝚊𝚛𝚊𝚗𝚌𝚒𝚘 𝚎 𝚍𝚒 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚊...", 𝕃'𝕚𝕟𝕧𝕖𝕟𝕥𝕒𝕣𝕚𝕠 𝕕𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕟𝕦𝕧𝕠𝕝𝕖 - Franco Faggiani

Suoni, odori, immagini, quello che mi rimane di questo romanzo è una dolce e delicata sensazione di pace, come una nuvola bianca e paffuta...

Franco Faggiani con questo suo ultimo romanzo dona al lettore pagine piene di paesaggi di montagna, di storia, di tante curiosità legate ad un mondo passato che non c'è più, come il lavoro del protagonista, il cavié, e altri mestieri che vengono raccontati.

Il lettore si ritrova così a passeggiare in mezzo ai boschi e ai prati, a scavallare montagne e percorrere vallate, in un mondo, quello della gente di montagna, fatto di piccole cose e semplici gesti genuini.

L'inventario delle nuvole è la grammatica della montagna, è l'interpretazione dei segnali della natura e 
Giacomo non è solo un raccoglitore di capelli, è anche un raccoglitore di storie, di vite ed entra nell'intimità delle donne di montagna.

Al Salone del libro di Torino appena conclusosi ho avuto il piacere di incontrare lo scrittore e di parlare con lui di questo suo ultimo romanzo scritto per Fazi Editore L’inventario delle nuvole.

Qui di seguito l'intervista che mi ha gentilmente rilasciato e che condivido con voi.


1) Innanzitutto, volevo esprimere tutto il mio apprezzamento per il tuo romanzo che, da amante della montagna, mi ha fatto fare un’immersione totale nella natura e nella montagna che amo così tanto: attraverso le tue parole è stato come essere lì in quei luoghi, in quei posti, ho sentito il rumore dei ruscelli…Grazie davvero!

Iniziamo dall’ambientazione del romanzo, la montagna, luogo d’elezione dei tuoi romanzi, e più precisamente la Val Maira. 
Raccontaci qualcosa di questa valle che è fuori dagli itinerari turistici montanari, vedi Dolomiti, e poi di Prazzo, il paesino dove abita il protagonista e dove torna sempre dai suoi peregrinaggi. 

La valle Maira è in terre cuneesi, nel sud delle Alpi Occidentali, al confine con l’Alta Provenza. È una valle chiusa, non c’è una strada automobilistica che porta al di là delle montagne, si può andare in Francia solo attraverso i sentieri. Le borgate sui suoi fianchi si raggiungono solo attraverso vie strette e tortuose. Non ci sono impianti sciistici e di conseguenza nemmeno grandi alberghi né strutture di vacanza in stile urbano, ma solo case rurali ben ristrutturate. Tutto questo ha fatto in modo che il turismo di massa, quello mordi e fuggi, ne rimanesse alla larga, lasciando il territorio ancora in mano alla natura. Elva è uno dei comuni più in alto della Valle, si trova a 1637 metri d’altezza, in una posizione magnifica. Agli inizi del secolo scorso aveva circa 1300 abitanti, adesso ne ha meno di 100, distribuiti in 28 frazioni. Direi che la quiete non manca.

2) Mi affascina sempre capire il processo creativo di uno scrittore: da cosa o da chi è partita l’ispirazione per questo romanzo? Da un museo mi sembra, giusto? Raccontaci di più su questo museo e, in genere, il tuo modo di procedere nella ricerca e nella scrittura.


Come sempre, nel mio caso, l’ispirazione nasce dal caso e dalla curiosità, ovvero dalla scoperta di un piccolo avvenimento, luogo o situazione che pochi conoscono. Ero andato in Valle Maira per vedere la bellezza del paesaggio e degli ambienti naturali, poi, proprio nella parrocchiale di Elva, avevo scoperto degli vividi affreschi di un pittore fiammingo Hans Clemer che era passato di lì agli inizi del 1500 e, colpito dalla bellezza del posto, ci era rimasto per il resto della vita. A due passi dalla chiesa c’è il Museo del Pellassiers, ovvero dei raccoglitori di capelli. E’ un museo unico al mondo dedicato a questa insolita e antica professione che si è praticata fino agli anni ’60 del secolo corso. I caviè, come erano chiamati in dialetto popolare questi raccoglitori, erano principalmente della valle Maira. Nel museo ci sono attrezzi, fotografie, documenti, curiosità rarissime. Insomma c’era così tanta documentazione utile e straordinaria che la fantasia si è messa in moto subito. La ricerca si è poi allargata leggendo libri (specie dello scrittore piemontese Nuto Revelli) e parlando con persone del posto eredi di cavié. Insomma, un vero colpo di fortuna e la prima stesura del libro è stata davvero veloce, non più di un paio di mesi. Quando una storia mi appassiona mi piglia la frenesia di raccontarla.

3) Questo libro è principalmente un romanzo di formazione e narra appunto del protagonista Giacomo che fa il suo personale percorso di formazione da bambino fino ad arrivare adulto ed emanciparsi in un certo qual modo dalla famiglia, la famiglia Cordero, benestante, dal nonno-padrone in special modo – lui che comunque ha avuto la possibilità, visti i tempi, di andare a studiare a 6 anni presso un prete vicino a Cuneo con cui sta fino alla fine del liceo. 
Perché poi, al posto di andare all’università o fare la carriera ecclesiastica e andarsene così da quel paesino isolato, decide di tornare al paesello e iniziare a lavorare. 
Ma poi è proprio così? Decide o piuttosto è costretto?

Giacomo Cordero è un ragazzo molto fortunato rispetto ai suoi coetanei, che spesso, a partire dai sei o sette anni, venivano ‘affittati’ ai contadini, commercianti o allevatori francesi per lavorare nei campi, nei mercati o nei pascoli nei mesi estivi. A Barcelonnette, oltre il confine, c’era un vero e proprio mercato settimanale dei bambini. I genitori erano contenti di questo, se non altro perché per tre o quatto mesi si ritrovavano con qualche bocca in meno da sfamare. Questi bambini, una volta diventati adolescenti e con qualche infarinatura della lingua francese, cercano di lasciare la montagna e di trovare lavoro altrove. Giacomo fa il percorso inverso, ha studiato da bambino, in pianura, e una volta adolescente torna in montagna. Non per una sua precisa volontà ma per una scelta, anzi una imposizione del nonno, uomo aspro, severo che ha solo l’obbiettivo di fare affari. E’ scoppiata la prima guerra mondiale e Girolamo Cordero, il nonno, appunto, si deve impegnare a commerciare con l’Esercito, ma non può perdere il suo redditizio giro di raccolta delle capigliature, così impone a Giacomo di tornare e salire tra i monti a fare il “mietitore” dei pels, dei capelli.

4) Oltre al caviè vengono citate anche altre professioni di quel periodo.

Molti erano i mestieri che i contadini di montagna si inventavano per sbarcare il lunario, specie in inverno. Scendevano nei paesi di pianura per fare gli arrotini, gli ombrellai, i costruttori di botti, i bastai. Molti cavié, venduta la loro preziosa merce in Francia, tornavano a casa con i muli carichi di botti con le acciughe sotto sale. Le acciughe le rivendevano strada facendo, specie nelle osterie, perché i piccoli pesci salati costringevano gli avventori a bere più vino, e il sale che rimaneva nelle botti lo usavano d’inverno, a casa, per conservare il cibo. I frigoriferi domestici non c’erano ancora. Altro mestiere insolito era il potatore di alberi, di mimose in particolare.

5) Quanta influenza hanno avuto le donne del romanzo nella vita di Giacomo, se l’hanno avuta…

Le donne del romanzo vivono, come molte donne della loro epoca e non solo in montagna, in maniera defilata. Molte passano molti mesi all’anno da sole a tenere in piedi case, orti, piccoli allevamenti e, naturalmente, una quantità di figli che oggi sarebbe impensabile. Questo perché gli uomini sparivano a valle a cercare fortuna. Ma era meglio così, perché spesso gli uomini che rimanevano a casa erano violenti, cupi, pretenziosi, fannulloni, apatici, insomma il peggio del peggio. Ma resistendo a tutto, alle condizioni difficili anche da un punto di vista ambientale e alla vita grama dovuta alla fatica, all’isolamento e alle vessazioni, sono state proprio le donne a tenere in vita pur fragile vita sociale delle montagne. Il vero spopolamento delle montagne si è avuto quando le donne sono scese a valle.

6) Quali sono gli altri personaggi del libro che ruotano attorno a Giacomo?

Oltre ai familiari – il nonno Girolamo, la nonna acquisita Desideria e la madre Lunetta – Giacomo si ritrova a un certo punto della storia ad avere a che fare con Natale Rebaudi, personaggio fondamentale. Natale è un venditore scaltro, abile, ma anche gentile e generoso, e sarà lui a fare a guidare Giacomo tra i segreti del commercio dei capelli, e anche della stessa famiglia Cordero. Natale Rebaudi sarà per Giacomo quel padre che il ragazzo non ha mai avuto, gli proporrà una nuova visione del mondo, aprirà la via all’emancipazione. Poi ci sono altri personaggi curiosi, come don Egildo, il vecchio prete che sarà il maestro di scuola di Giacomo per dieci anni, e Margherita, che farà palpitare il cuore al giovane cavié, in un ambiente in cui contava più il rispetto che l’amore, parola quest’ultima che non veniva mai nemmeno pronunciata.

7) I tuoi romanzi finora pubblicati sono molto diversi tra loro ma hanno un unico comun denominatore che è la natura. Una natura che non rimane sullo sfondo ma diventa protagonista. Visto che anch’io sono amante della montagna e della natura, come è nata la tua passione per la montagna – tu nato a Roma e cresciuto professionalmente a Milano è stata una fuga, un rifugio? E quanto c’è di te nei tuoi libri?


Sono nato a Roma e ci ho vissuto fino ai 14 anni senza quasi mai uscire dalla città. Il primo coetaneo che ho conosciuto a Milano era uno che andava per boschi e valli e, un po’ spaesato, mi ero aggregato a lui, scoprendo un mondo completamente nuovo, molto diverso dal precedente. La montagna, l’ambiente naturale più in generale, per me non è mai stata fuga e nemmeno rifugio, ma una specie di enorme e misteriosa cattedrale in cui entrare in punta di piedi, senza disturbare, senza toccare niente, ma solo per osservare, stare in silenzio, fare emergere i miei pensieri. Un luogo dove ci si sente un po’ persi e al tempo stesso protetti. Dove al tempo stesso ci si sente osservati da qualcuno che non vediamo. Come quando camminiamo in un bosco.

8) Al salone del libro di Torino arriva la «Sala della montagna», uno stand dedicato alla letteratura delle terre alte, una novità di quest’anno, lo stand che si farà portavoce al Lingotto dei valori della sostenibilità e della montagna attraverso incontri culturali e con gli autori e una vasta programmazione tematica. Non c’è dubbio che la montagna sia un argomento di grande attualità sia dal punto di vista editoriale che del turismo. Sono note le polemiche degli ultimi anni che hanno occupato i titoli di giornali e tg in merito ai troppi turisti presenti nei luoghi di montagna diventati famosi per via di telefilm e film. Tant’è che ultimamente si parla di numero chiuso o altro ancora. 
Cosa ne pensi? Montagna aperta a tutti o comunque ci vuole più rispetto e responsabilità?

La montagna, come detto, non è una entità a sé, è una parte di un articolato complesso naturale di cui anche noi facciamo parte. Si dice spesso “uomo e natura”, invece bisognerebbe dire “uomo è natura”. Soggetta a mutamenti, come tutto il resto, rimane un luogo da prendere con le dovute precauzioni, ma molti non se ne rendono conto. La montagna, per quanto ci si sforzi per motivi turistici, economici, politici, sociali, per renderla a disposizione di tutti, non è per tutti. A meno che non si sia davvero consapevoli, preparati, accorti. Ma la quantità di gente che muore per imprudenza fa pensare che questa consapevolezza non ci sia. A me non verrebbe mai in mente di affittare bombole e muta per immergermi nelle profondità marine, se so a malapena nuotare. Perché in montagna dovrebbe essere diverso?

Ringrazio Franco Faggiani per la sua gentilezza e disponibilità e, soprattutto, per i suoi stupendi romanzi, in attesa del prossimo...😉


🌟🌟🌟🌟🌟


⏩ CONOSCIAMO L'AUTORE

Vive a Milano e fa il giornalista.

Con La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019, si è fatto conoscere e amare da moltissimi lettori.

Con Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore, 2019), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020.

Sempre con Fazi Editore sono usciti anche Non esistono posti lontani (2020) e Tutto il cielo che serve (2021).

Tutti i suoi romanzi sono stati pubblicati nei Paesi Bassi ottenendo un grande successo di critica e di pubblico.

Due di essi sono usciti anche in Ucraina.

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