venerdì 22 aprile 2022

Recensione ZANZA - STORIA DI UNA MILANO CHE NON C'E' PIU' di Matteo Colella

 

ZANZA - STORIA DI UNA MILANO CHE NON C'E' PIU' 

 Matteo Colella | 455 pagine


Una realtà cruda e, perlopiù, amara, che descrive e racconta la malavita di serie B (gli ZANZA, appunto), attraverso gli occhi del protagonista: Dante, un ragazzo nato agli inizi degli anni '50, a Milano.

Una persona qualunque, un milanese, sottomesso e schiacciato dalla grandezza di un padre irraggiungibile, per via delle innumerevoli virtù, e tormentato dalla vergogna per una madre, frutto di un abuso sessuale, lontana e assente.

Le compagnie, gli amici più cari, l'eroina, le bische clandestine, i movimenti religiosi delle ragazze “bene”, la “roba rubata” e una passione, quella per le motociclette, che porterà il protagonista a conoscere personaggi al limite della fantasia, attraverso scenografie cupe, grigie, sfuocate dall'umidità e dallo smog di una città immortalata grazie alla minuziosa ricostruzione dei luoghi e dei fatti di cronaca più importanti.
In costante bilico tra lecito e illecito, tra l'anonimato di una vita qualunque e la fama di quelli che ce l'hanno fatta (come il suo amico Lionello Massimelli), il protagonista si esprime attraverso un linguaggio schietto ma ricercato; un groviglio di dialetti, discorsi diretti, che intrecciandosi tra di loro, descrivono, nel modo più autentico, uno spaccato di storia dai tratti infelici e disgraziati, meschini e compassionevoli, che sanno però strappare, in più di un'occasione, il sorriso.

Recensione


“Roba da matti! Noi, poveri mentecatti, zanza, ladri e ignoranti, incapaci di apprezzare le cose belle della vita... stavamo discutendo con affannoso distacco la partecipazione a una festa di Capodanno organizzata solo per la famiglia Lobascio da Grazia Letizia Veronesi e Lucio Battisti in persona: cose dell'altro mondo.”

 

"Ho scritto #Zanza per narrare una storia, fatta di tante storie, di tante vite, che si intrecciano tra loro con particolare ritmo. Migliaia di parole, forse centinaia di migliaia (son 500 #pagine), una dietro l'altra, che raccontano la verità, semplicemente per quella che è stata. Parole che riportano i fatti, puri, al netto di ogni interpretazione.
Un libro fastidioso per i benpensanti di tutte le estrazioni sociali, di qualsiasi colore politico. Fastidioso come me, che ho sempre detto ciò che pensavo, forse lesinando con bon ton e buone maniere, ma senza nascondermi, senza mai scendere a compromessi. Atteggiamento, questo, che costa molto caro, ma che, in compenso, dona la serenità e la fierezza di valori che, al momento, non sono ancora per tutti. Valori che non hanno valore.”



Storia di una Milano che non c'è più, quella di serie B, degli Zanza, dei "terùn" che dal Sud arrivavano in cerca di una vita migliore, delle case di ringhiera, della povertà del disagio sociale e della droga.

In mezzo a tutto questo cresce Dante, nato negli anni Cinquanta e diventato presto uomo per emanciparsi dal rapporto con un padre esempio per lui di esagerata virtù.

Dante ci porta con sé nelle scorribande con gli amici del quartiere, tra le corse in bicicletta e in moto, la sua più grande passione, nelle prime contestazioni politiche delle fabbriche presentandoci personaggi semplici, veri e a cui, alla fine, si finisce per affezionarsi.

Ma chi erano gli "zanza"? E che cosa rappresentavano?

Ce lo dice l'autore stesso...

"Lo zanza, nel mio quartiere, era un meridionale, prevalentemente di origini pugliesi. Un imbroglione, un intrallazzatore, con poco pelo sullo stomaco. Tra gli anni '50 e gli anni '70 i pugliesi subentrarono alla mala milanese, la cosiddetta Ligéra, un fenomeno criminale di poco conto, nulla di che, se escludiamo eccezioni rare come Renato Vallanzasca, Francis Turatello, Luciano Lutring ed Ezio Barbieri".

Devo dire che mi è piaciuto leggere questo libro fatto di tanti ricordi e ritrovare le storie che mi raccontava mio padre quand'era giovane...

Il lettore si ritrova così a leggere: di quando si viveva nelle case di ringhiera, dove tutti sapevano tutto ma c'era anche una rete che aiutava tutti; della migrazioni dei lavoratori dal Sud Italia; delle manifestazioni del Sessantotto; della droga che inizia a prendere piede negli anni Settanta e Ottanta; ma ci sono anche le storie legate ai motori - auto, moto, bici...

Goethe diceva Siehe Neapel und stirb!”  ossia Vedi Napoli e poi muori; nel romanzo Matteo Colella racconta come sia difficile spiegare Milano ai non milanesi e non posso che concordare....

"Difficile spiegare ai non milanesi, o a chi non ha mai vissuto in questa grande e grigia metropoli, cosa spinga una persona a sentirsi, allo stesso tempo, attratto e respinto, amante e disinteressato. Anche in completa solitudine, a Milano, non si ha mai la sensazione di essere soli, anche senza amici, parenti, fidanzate, mogli e figli. Sono il traffico, la gente, il rumore, il fermento a tenerti compagnia, elementi che  si odiano, che tutti odiano, ma di cui difficilmente si riesce a fare a meno. Altrimenti Milano sarebbe vuota, una città fantasma".

La lettura è stata veloce e scorrevole grazie anche ad uno stile semplice e colloquiale, senza troppi fronzoli, ma comunque mai scontato.

Se volete fare un tuffo nel passato, in una Milano di altri tempi che oggi non esiste più, vi consiglio la lettura di questo libro!

🌟🌟🌟🌠


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