lunedì 24 maggio 2021

Recensione LA DISCESA INFINITA di Enrico Camanni - Mondadori

 

La discesa infinita | Enrico Camanni | Mondadori | 288 pagine


In autunno la montagna scivola in una stasi tutta sua, tra l’estate ormai ricordo e la neve da aspettare. 
Per Nanni Settembrini, guida e capo del soccorso alpino del monte Bianco, ottobre è un mese di uscite solitarie, verso creste e cime che lo fanno soffrire per lo smagrimento dei ghiacciai. 
Una mattina, però, dal fiume gelato del Miage emergono i resti di un corpo e il brandello di uno scarpone di cuoio d’altri tempi. 
Quando la montagna restituisce una vita spezzata, è come se ne restituisse anche le gioie, i rimpianti, le vane speranze e l’irripetibile unicità, e a Nanni quel cadavere entra presto nei pensieri: in fondo era un alpinista come lui, coltivava la sua stessa passione, e prima di morire aveva guardato la sua valle dalla cima del monte Bianco quando non c’era ancora il traforo e si partiva senza cellulari, soli sulla montagna. 
Il rebus del tempo lo avvince e Nanni comincia a investigare a modo suo, cercando indizi, rincorrendo ricordi e smarriti segreti, perché in fondo quello che cerchiamo nel mistero è una luce che consoli chi è rimasto a valle ad aspettare invano.
Enrico Camanni torna con la sua personalissima e affascinante commistione tra mystery e romanzo di montagna, e il suo talento straordinario a investigare gli animi di chi tra le vette ha trovato e perso se stesso.

                                            RECENSIONE

"Nanni Settembrini si arrestò di colpo nel mezzo del fiordo solitario: una mano lo aveva afferrato dalle profondità del tempo. Era una mattina incredibilmente calda, essendo passata la metà di ottobre. Nanni s’era alzato di buon’ora come i mitici cristalliers del monte Bianco e s’era incamminato verso il Miage, il ghiacciaio più himalayano del versante italiano. Da settimane cercava cristalli di quarzo sotto l’incantevole cielo d’autunno, esplorando gli anfratti che il disgelo libera dal ghiaccio."

Ecco l'incipit del nuovo romanzo di Enrico Camanni, in cui i lettori ritrovano il personaggio di Nanni Settembrini, protagonista dei suoi romanzi: ma chi è Nanni?

Scopriamolo!

Nanni Settembrini come personaggio nasce nel romanzo di Camanni La sciatrice nel 2006: qui il soccorritore era impegnato nella ricerca di una donna dispersa sul Toula.

Lo troviamo poi nel 2008 sulle tracce di tre alpinisti dispersi in estate sul Monte Bianco ne L’ultima Camel blu .

Nel 2011 nel romanzo Il ragazzo che era in lui porta i lettori sul calcare dolomitico della Civetta.

Infine, in una Una coperta di neve del 2020 Nanni Settembrini va in soccorso di una donna sepolta sotto la neve, senza memoria.

"Torinese imprestato alla montagna, guida alpina da trent'anni, responsabile del Soccorso Alpino, Settembrini era uno di quei cacciatori che non sanno uccidere le nobili prede, portano il fucile a prendere aria, e almeno una volta nella vita hanno sparato a salve a una bestia selvaggia" (...) speleologo di vite carsiche, a cominciare dalla propria, del tutto impermeabile all'apparenza delle cose. (...) D'estate scalava, d'inverno sciava in neve fresca e in primavera organizzava traversate di scialpinismo."

Nanni Settembrini è un torinese figlio di emigrati dal Sud, cresciuto nel quartiere Barriera di Milano: Arturo, suo padre, era un pescatore napoletano salito al Nord alla fine degli anni Cinquanta in cerca di lavoro e per riuscire a pagargli gli studi "s'era ammazzato di fabbrica".



"Frequentava il Miage da una vita: l'aveva attraversato molte volte per salire e scendere dal rifugio Gonella, sulla via del Bianco, e l'aveva visto smagrire anno dopo anno sotto gli effetti implacabili del riscaldamento climatico. Il fiume gelato non emergeva quasi più, coperto da una corazza di detriti rocciosi...Per i glaciologi il Miage è il simbolo dei ghiacciai neri, o debris covered glaciers. In pratica è un relitto glaciale".


Ed è qui che prende vita la nuova storia di Settembrini.

Qui, tra i cristalli di roccia del Monte Bianco, nei cimiteri del granito, tra gli anfratti che il disgelo libera dal ghiaccio...

Qui, incamminandosi verso il Miage, "il ghiacciaio più himalayano del versante italiano", Nanni Settembrini fa una scoperta: scopre il suo Ötzi, la mummia di 5.300 anni del ghiacciaio della Val Senales che nel 1991 alcuni alpinisti trovarono nelle Alpi in ottimo stato di conservazione. 

E come allora, il fiume gelato restituisce i resti di un corpo e il brandello di uno scarpone di cuoio d’altri tempi: "un pezzo di cuoio incartapecorito e un brandello di suola scolpita, e da quel che restava dello scarpone spuntò l'osso di una gamba".

Parte da qui la nuova indagine di Nanni Settembrini e non ritroverà solo un corpo, ma tutta una storia fatta di persone, di gioie, di rimpianti, di vane attese e di speranze disattese: troverà la storia di un alpinista come lui, con la sua stessa passione per la montagna.

Cercando indizi e rincorrendo ricordi, in un percorso che dagli anni Venti lo porterà fino al 1949, Settembrini ritroverà pezzi della propria storia personale e amici persi per strada, come in un puzzle.

Ma c'è un altro grande protagonista in questa storia: la natura, la montagna, con le sue vette, i suoi promontori, creste e cime, i suoi silenzi e le sue urla fatte di valanghe...


"Piccoli fiori viola rialzavano la testa. Un capriolo acquattato tra l'erba e i cespugli quando lo vide scappò con il cuore in gola. Nei varchi in ombra incontrò residui di neve destinata a gelare con la notte: se avesse resistito al disgelo sarebbe diventata il primo strato del manto. Le conifere sgocciolavano al sole per scrollarsi il prematuro inverno; colava acqua dai cespugli di rododendri, rosseggiavano le foglie dei mirtilli, il sottobosco era fradicio e i muschi prosperavano. La neve fresca aveva imbiancato le radici nodose delle conifere e cementato le spolverate di aghi volati con la brezza, che entro la fine di novembre prima di eclissarsi sotto il manto, avrebbe completato il tappeto della foresta di larici. Le piante madri, ribellandosi al vento e alla stagione, macchiavano d'oro il muro verde degli abeti."

Una nuova affascinante commistione tra mystery e romanzo di montagna, che dimostra ancora una volta il suo talento straordinario nell'investigare gli animi di chi tra le vette ha trovato e perso se stesso.

Concludo queste mie riflessioni lasciando la parola direttamente all'autore...

"In queste settimane si fa un gran parlare di rinascita, che sarebbe una parola molto seria perché prevede la morte, o almeno la conversione.
Molti paragonano la nostra epoca con il secondo dopoguerra, quando l’Italia rinacque – appunto – dall’incubo del fascismo e della guerra civile.
Credo che Nanni Settembrini sarebbe più scettico di me nel confrontare quel tempo con il nostro, ma avrebbe un vantaggio non da poco perché ne “La discesa infinita” gli capita davvero di misurarsi con un uomo del dopoguerra, alpinista come lui, i cui resti sono stati conservati e restituiti dal ghiacciaio del Miage.
E il ghiaccio, si sa, è la più affidabile macchina del tempo.
Dunque questa volta Nanni viaggia nel passato, rintracciando una fotografia illeggibile e svelando una grande storia d’amore dietro quella vita cancellata dalla disgrazia, indagando il rebus di un vecchio scarpone, un pezzo di lana celeste e due povere ossa umane, che sono poca cosa in termini materiali, ma celano dei segreti perché appartennero all’uomo intero, con le sue fatiche, i sui amori, le sue speranze.
Settembrini si avvicina lentamente e un po’ fortunosamente alla soluzione del mistero, intuendo che non saranno le prove materiali a sciogliere l’enigma, e nemmeno i magici esami dei camici bianchi che le serie televisive trasmettono ogni sera. Solo un discendente della vittima può far luce sul ritratto svaporato, anche se è quasi impossibile discendere ai familiari di un uomo senza identità.
Qui si rivela la seconda chiave del romanzo: il tema di chi resta. Da soccorritore esperto, e da alpinista, Settembrini conosce molto bene l’ansia dell’attesa: «Aveva imparato che tra il profilo del Monte Bianco e la sua ombra di pianura s’incontrano gioie e dolori incolmabili. Un soccorritore lo sa, li sente litigare nell’aria, e alla fine si convince che la morte di uno scalatore non sia poi il male peggiore.
Il vero male è che le conseguenze della passione si estendono ai familiari degli alpinisti. Morire in montagna può essere una tragedia, specialmente se si è giovani, ma la grande pena e la vera ingiustizia riguardano le fidanzate, le mogli, i genitori e i figli che si trovano ad aspettare vanamente il rientro di qualcuno, prigionieri per sempre, stretti tra l’illusione di vederlo rincasare con la piccozza in mano e la sorpresa di amarlo più di prima, amarne l’ombra, e di essere condannati a un’attesa a vita». Enrico Camanni.

Un romanzo che gli amanti della montagna come me non potranno che amare ed apprezzare, ritrovando sensazioni ed emozioni condivise....

Un mistery che avvicinerà gli amanti dei romanzi gialli alla figura di Nanni Settembrini, l'alter ego di Montalbano in vacanza in montagna....

Un libro che consiglio a tutti!


🌟🌟🌟🌟


⏩ CONOSCIAMO L'AUTORE


Enrico Camanni è nato a Torino nel 1957.

Scrittore, giornalista e alpinista, divide la passione per la montagna con quella per la scrittura.

Ha diretto alcuni giornali e scritto molti libri.



Collabora con "La Stampa" in cronaca e cultura.

Con Mondadori ha pubblicato Una coperta di neve (2020).


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