venerdì 28 agosto 2020

IL MORSO DELLA VIPERA di Alice Basso - Garzanti


IL MORSO DELLA VIPERA 
Alice Basso 
Garzanti
320 pagine
"Magari non servirà a niente, ma ne è valsa la pena. A volte non è importante cosa si fa, ma fare qualcosa. Strapparsi il lupo di dosso, come si può.Ed è solo l'inizio."
SINOSSI

Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. 
Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l’altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. 
Nulla di più lontano dal suo mondo. 
Eppure, le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. 
Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. 
Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. 
Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. 
E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa. 
Forse per questo, quando un’anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l’unica a crederle. 
Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c’è niente? 
Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. 
Il fascismo è in piena espansione. 
Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. 
Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l’intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi. 

RECENSIONE

L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Scrivere è un mestiere pericoloso, Non ditelo allo scrittore, La scrittrice del mistero...

Li ho letti uno dopo l'altro, anzi no, li ho divorati, per l'esattezza, e mi manca ancora da leggere, mea culpa, l'ultimo del 2019 Un caso speciale per la Ghostwriter.

Il punto forte di questa serie? Indiscutibilmente LEI, Vani Sarca, la ghostwriter sarcastica, irriverente, alla Lisbeth Salander: un personaggio che amo alla follia per il suo carattere!

Ora, quando ho iniziato a leggere Il morso della vipera ero un pò dubbiosa, scettica, sul chi va là...

Poi, tre elementi mi hanno subito conquistata, al di là della protagonista Anita: Torino in periodo fascista, i rimandi ai gialli americani di quel periodo e l'incipit...

"In pratica il quadro è questo. E' la fine del pomeriggio del primo vero sabato d'estate. Torino pullula di persone felici di trovarsi all'aperto, la luce è una colata d'oro e i portici di piazza Statuto, per contrasto, sono freschi di ombra azzurrina. Nel bar - anzi, nella mescita - sotto i portici, lato sinistro, la radio sta trasmettendo uno dei cinque radiogiornali quotidiani, e siccome oggi fa caldo e le porte sono aperte le parole arrivano fin dentro la Tabaccheria Bo, che confina con il bar. Con voce stentorea e nasale, il lettore del radiogiornale sta informando i cittadini che questa mattina, 8 giugno 1935, a Cagliari, il Duce ha tenuto un focoso discorso in difesa della politica italiana in Africa e contro i pregiudizi degli inglesi, i quali si guardassero loro prima di criticare altre potenze coloniali come l'Italia (questa la sostanza del discorso, anche se il radiogiornale ovviamente usa ben altro registro)."

💥BUM! Miscela esplosiva! SANTA POLENTA FRITTA!

Non mi è servito altro per farmi piacere questo romanzo e questa nuova serie.

Certo, Anita non è Vani Sarca; d'altronde una Vani Sarca nella Torino fascista sarebbe risultata alquanto strana....tipo una aliena.

Ma chi è Anita Bo?

Una ragazza bellissima, spigliata ma un pò stupidina, svampita (sarà veramente così?) al cui passaggio tutti i maschi si girano per ammirarla, che va in giro con le vesti puntate con le spille da balia da sua madre per non essere spudorata, ma anche molto audace per quell'epoca - siamo nel 1935! 

Talmente audace che decide di prendersi un "semestre sabbatico" dal matrimonio con il fidanzato Corrado: infatti, come condizione per sposarsi mette quella di lavorare per sei mesi, per fare esperienza dice lei.


"«Sei mesi. Sei mesi soltanto, per provare com'è e far tesoro dell'esperienza. Poi lascerò il lavoro e diventerò per sempre la signora Leone. Cosa ne dici?­» Corrado trattiene un momento il fiato, poi sospira."

E come trova lavoro?

Facendo quello che le viene meglio, ossia sbattendo le belle e lunghe ciglia che ha, come nei migliori film, e spacciandosi per dattilografa - lei che a scuola era sempre stata negata - in barba alle altre ragazze che erano in lizza per il posto e che avevano maggiori chance per accaparrarselo, loro vere dattilografe e con maggiori credenziali.

E' così che si ritrova a lavorare in una casa editrice che si occupa di gialli e thriller americani, la rivista Saturnalia, e come "capo" si ritrova nientemeno che uno scrittore un pò scorbutico, Sebastiano Satta Ascona, il quale, oltre a tradurre Hammett e Chandler, scrive propri racconti gialli per il regime (a cui è allineato? Chissà!).

Grazie all'intuito di Anita, insieme si ritroveranno a fare i detective e svolgere vere e proprie indagini per risolvere un caso reale, spacciandolo per letteratura - quando si dice che la letteratura entra nella realtà e viceversa!


"Tic!, fa l'ultimo tasto, la e della parola fine, sotto il polpastrello di Anita. Poi lei e Sebastiano - da sopra la sua spalla - contemplano l'ultimo foglio mentre è ancora lì, dritto nel rullo della Olivetti"

Le descrizioni dettagliate della Torino dell'epoca, i dialoghi arguti e ironici che strappano sempre una risata, la scrittura fluida, la lettura scorrevole e coinvolgente, i numerosi rimandi alla nascita del genere giallo, i protagonisti convincenti: un romanzo brillante e riuscito!


E, infine, ciliegina sulla torta, ho trovato geniale anche la postfazione in cui Alice Basso ha spiegato e raccontato alcuni aneddoti che l'hanno portata a scrivere di Anita.

Anita è riuscita a conquistarmi come Vani Sarca? Ancora non lo so bene, attendo le sue prossime avventure!




VOTO: 🌟🌟🌟🌟



📌 Consigliato a chi....ama il genere giallo e le atmosfere storiche!



⏩CONOSCIAMO L'AUTRICE

Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora per diverse case editrici come redattrice, traduttrice, valutatrice di proposte editoriali. 
Nel tempo libero finge di avere ancora vent’anni canta e scrive canzoni per un paio di rock band.
Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.
Con Garzanti ha pubblicato le avventure della ghostwriter Vani: L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome (2015), Scrivere è un mestiere pericoloso (2016), Non ditelo allo scrittore (2017), La scrittrice del mistero (2018), Un caso speciale per la ghostwriter (2019), più i racconti La ghostwriter di Babbo Natale (2017), Nascita di una ghostwriter (2018), Un caso speciale per la Ghostwriter (2019), Questione di Costanza (2019) e Il morso della vipera (2020).


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