venerdì 31 luglio 2020

LA MOGLIE DEL COLONNELLO di Rosa Liksom - Iperborea



LA MOGLIE DEL COLONNELLO 
Rosa Liksom 
Iperborea
224 pagine

“La moglie del Colonnello, davanti alla stufa, sente nelle narici l’odore dei ceppi che si sono consumati durante la notte […]. Questa è la sua quarta vita. prima c’è stata la vita nella casa d’infanzia in una città nordica, poi gli anni sotto il dominio del vecchio Colonnello e poi, da vecchia moglie del Colonnello, la convivenza con il giovane Tuomas in questa casa. Ora è alla fine del suo cammino”.

SINOSSI

Lapponia, notte. Davanti al caminetto, una donna ripercorre la lunga vita che ha alle spalle: in primo piano la sua lacerante storia d’amore, sullo sfondo oscure pagine di storia della prima metà del Novecento, quelle di una Finlandia schiacciata tra Russia e Germania. Per lei che, bambina negli anni Dieci, ha respirato in famiglia il nazionalismo anticomunista dei «Bianchi» e ha imparato ai campi estivi delle volontarie per la patria la lezione sciovinista e maschilista, il passo per infatuarsi del nazismo è breve. Ed è facile trovarne poi l’incarnazione erotica e sentimentale nel ricco, potente e autoritario Colonnello, molto più grande di lei e conosciuto dal padre in Germania, quando là ci si addestrava in segreto per combattere i russi. Le voci di abusi e stupri che lo accompagnano non la scoraggiano: come una creatura selvaggia delle sue amate paludi lapponi, è felice di abbandonarsi all'ebbrezza d’amore e al proprio naturalistico, vitalistico eros. Ma il lungo fidanzamento sarà solo l’apice euforico di una parabola che dopo il matrimonio inevitabilmente precipiterà. Riportata con la cruda, accurata, spiazzante sincerità di una donna ormai anziana che nella vita ha trovato la sua libertà tanto nella natura quanto nella scrittura, la traiettoria personale si snoda tra figure e fatti storici delle tre guerre finlandesi collegate alla Seconda guerra mondiale: militari, intellettuali germanofili, Himmler e Hitler in persona, gli orrori dei lager e della Polonia occupata del ’39. Tutto il male sfilò sotto i suoi occhi immaturi di un tempo e tutto il male è riconsegnato intatto da una donna che, con la sua complessità umana, cerca ora di dare un senso alle sue ferite e a quelle di una nazione.

RECENSIONE

Premetto che, quando ho iniziato la lettura di questo romanzo, non sapevo nulla della storia e dei personaggi narrati e per tutto il tempo in cui l'ho letto mi sono chiesta come fosse riuscita la scrittrice Rosa Liksom a descrivere così bene i personaggi e, soprattutto, a scrivere molte scene forti della storia: oltretutto, un elemento che mi è molto piaciuto del libro è che la storia è narrata in prima persona direttamente dalla protagonista, a parte il primo e l'ultimo capitolo.

Al termine della lettura c'è una nota storica finale della traduttrice Ingrid Basso, un focus sul periodo storico narrato nel romanzo ed è qui che ho scoperto che questo romanzo in realtà è una biografia, è la storia di una donna che ha trascorso una vita difficile accanto ad un uomo complesso e violento. 

Ma chi sono i protagonisti?

Anniki Kariniemi (1914-1983) è stata la prima scrittrice in Lapponia, è diventata famosa per i suoi libri sulla Lapponia e nel 1968 ha scritto la sua autobiografia, Anatomy of a marriage.

Nel romanzo lei è la moglie del Colonnello Oiva Willamo: da piccola, grazie alla passione del padre Juho per lo scoutismo, ha fatto parte delle Piccole Lotta, un'associazione femminile a difesa della patria e della Guardia Bianca: 

«Odiavamo la democrazia, il liberalismo, i russi e i comunisti, ci preoccupavamo del destino della nostra amata patria nella morsa della crisi economica e sognavamo uno Stato nazionalista ideale dove ci fossero un solo partito, un solo capo, un solo popolo… Un paese con un capo forte, attraverso il quale potesse operare Iddio, un paese solido dove ciascuno fosse un pezzo di una macchina ben funzionante, dove i cittadini si distinguessero per la ferrea volontà e l’ideale di sacrificio e abnegazione… dove regnassero la dottrina del potere del più forte e della razza biologica purificatrice, eredità del darvinismo sociale».

Anniki conobbe il Colonnello da piccola tramite il padre - li accomunava l'ideologia della Guardia Bianca, il movimento degli Jager, l'idea di stirpe e l'ideale monarchico - e da piccola ne aveva paura; quando lei aveva nove anni, il Colonnello si sposò con sua sorella Katri e insieme andarono ad abitare nella villa fatta costruire di fronte a casa sua - la sontuosa villa di legno del comandante della Polizia di frontiera - ma il matrimonio durò poco perché Katri scappò ad Helsinki, lontano da lui, poi si ammalò e morì.

Nonostante ciò, nonostante la sua nomea e nonostante l'opposizione della sua famiglia, Anniki si fidanzò con il Colonnello, sperando forse che il suo amore lo avrebbe guarito dal suo carattere così insolito e strano.
"Pensavo e ripensavo che nessuno sapeva amare come me, che il mio amore per il Colonnello non si sarebbe ami spento, non si sarebbe trasformato nel corso degli anni in un tiepido affetto, come succedeva a chiunque altro. Il mio amore era il più infuocato di tutti. La mia passione era un credo per il quale ero pronta a pregare e a soffrire. Vivevo per il colonnello ed ero pronta a morire, se lui lo voleva. Esaudivo ogni suo desiderio, ero felice di servirlo, così felice di soddisfare le sue voglie sessuali, come una puttana, da non pensare mai a me stessa né ai miei desideri. Mi plasmai e mi trasformai nella donna che lui voleva che fossi".
Devo dire che da donna ho avuto i brividi a leggere pagine come questa, di una violenza (psicologica) inaudita: "Una volta chiesi al Colonnello perché mi torturava e perché non passava mese che non tentasse di uccidermi. Rispose che si frusta chi si ama".

Assolutamente inconcepibile e inaccettabile!

Anniki, nonostante tutto, nonostante lui, riesce anche a scrivere un libro, incitata dal Colonnello stesso, ma il suo entusiasmo si raffredda quando Anniki vuole scriverne un secondo:

"Una donna poteva scrivere un libro, ma due no; scrivere non andava bene perché mi distoglieva da lui. Risposi che un pò era vero. Quando si scrive si è da un'altra parte, nel proprio mondo, e gli altri restano fuori. Ma io non volevo smettere, perché capivo che più il Colonnello mi sottometteva, meno ero viva. Diciamo pure che ero viva soltanto quando scrivevo. Così cominciai ad usare carta e penna di nascosto, quando lui non vedeva...Ho scritto tutti i libri a mano, finché sono andata a vivere con Tuomas e ho potuto comprare una macchina da scrivere. E' diventata la mia migliore amica. "  
Dopo l'ennesima violenza subita dal Colonnello, Anniki viene trasferita nell'ospedale psichiatrico di Oulu e una volta dimessa va ad Helsinki insieme alla sorella Rebekka che la riporta alla vita; inizia ad insegnare in un villaggio sperduto a Kalmalompolo e qui conosce Tuomas, un suo studente di quattordici anni, con cui inizia una relazione amorosa, che la aiuta a riprendersi da tutta la violenza passata, ma che poi Anniki lascia andare per una donna più giovane che riuscirà a dargli dei figli.

E' nella sua quarta vita, nella vecchiaia, che Anniki ha trovato la pace, la serenità e il riscatto: nella natura incontaminata della Lapponia trova il suo rifugio, «Porto con fierezza questo vecchio corpo di donna morente. La senescenza è la legge della vita che il ciclo biologico e la natura hanno concesso agli esseri umani. Il Colonnello detestava invecchiare perché era spaventato all'idea di perdere il desiderio e che non gli si rizzasse più. Ho scacciato dalla mente il Colonnello e ho preparato il caffè. Un’operazione lentissima, che è durata un’ora, forse due. Guardando fuori dalla finestra ho scorso una renna femmina aggirarsi solitaria sul limitare del bosco. Ci conoscevamo. L’ho salutata alzando la mano e lei ha risposto con un cenno della testa».

Ma c'è un'altra protagonista indiscussa di questo libro: la natura lappone! 

Come non amare le descrizioni dell'ambiente, dei luoghi lapponi, scritte così bene che sembra di essere lì, di sentire i suoni, di percepire i profumi...
"La notte del Nord, luminosa come il giorno, si prese cura di me. Agosto, con la sua frescura, era in continuo movimento: il vento mi portava alle narici l'odore del grano falciato, del trifoglio e della pece per le barche mentre, muta come un pezzo di legno, passeggiavo lungo le rive del vasto lago che prende il nome dalla cittadina di Inari. Ero sotto lo sguardo delle foglie argentee dei salici, coccolata dallo sfrigolio dei cespi di steli secchi, dal vento penetrante dai temporali autunnali che scoppiavano improvvisi e dalle grandi distese d'acqua del lago...".
Nel romanzo vengono anche citati molti scrittori e molti libri ad argomento naturalistico, tra cui Escursioni nella natura lappone di Aksel Londen, Luce della taiga e Le grandi foreste della Lapponia di A.E. Jarvinen: titoli che mi incuriosiscono molto e che andrò a spulciare!

In questo libro c'è tutto ciò che mi attira e affascina in un romanzo: la storia, i paesaggi, l'ambientazione, la natura, le vite vissute....


Io ho avuto la fortuna di essere stata in questi posti: Rovaniemi, la città di Babbo Natale, che ho conosciuto e di cui conservo una fotografia che ogni anno faccio vedere ai miei figli quando dubitano di lui; Kemi, nel Golfo di Botnia, sul Mar Baltico, famosa per il suo Castello di ghiaccio che ho visto, per la Samo, la nave rompighiaccio su cui ho trascorso un capodanno, e per le escursioni in motoslitta sul mare ghiacciato, dove abbiamo persino pescato!

Difficile dimenticare un libro del genere, sia per la scrittura di Rosa Liksom - molto poetica nelle descrizioni dei luoghi, ma anche diretta, asciutta e cruda quando racconta le violenze dei nazisti e del Colonnello - sia per gli orrori narrati: una vita difficile quella vissuta da Anniki, una storia non facile da leggere, lancinante.


"Perdono al Colonnello l'individualismo, la violenza e l'imperiosità nell'affermazione del suo ego, la sua negazione di Dio, l'ambizione, l'ipocrisia, l'inaffidabilità, il disprezzo dei vincoli morali, la ricchezza, la generosità, la taccagneria, il fascino da uomo rinascimentale e la depravazione. Dovendo, posso facilmente perdonargli tutti i calci, le percosse e le umiliazioni che mi ha inflitto, come pure le torture psicologiche che mi hanno fatta finire in manicomio, ma non lo perdonerò mai di avermi tolto a forza di botte, quella volta sul pavimento della veranda, il nostro bambino. di questo non posso, e non devo, perdonarlo".


VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌠


📌 Consigliato a chi....vuole immergersi nella natura lappone, ma anche riflettere molto.





⏩ CONOSCIAMO L'AUTRICE




Rosa Liksom, nata a Ylävaara nel 1958, è una delle più famose scrittrici e artiste finlandesi, tradotta in 17 paesi. 
Apprezzata fin dagli esordi da critica e pubblico, ha debuttato nel 1985 con una raccolta di racconti ottenendo il premio J.H. Erkko. 
Dopo gli studi di antropologia a Helsinki e a Copenaghen, si è dedicata alle scienze sociali all'Università di Mosca, e da quel momento il mondo russo è entrato a far parte dei suoi romanzi, come Stazione spaziale Gagarin (1987) e Go Mosca Go (1988). 
Con Scompartimento n.6 ha vinto il Premio Finlandia 2011, il più prestigioso riconoscimento letterario finlandese, ed è candidata al Premio del Consiglio Nordico 2013 e al Prix Médicis 2013.


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