mercoledì 10 giugno 2020

ASCOLTARE L'INFINITO di Gheula Canarutto Nemni


ASCOLTARE L'INFINITO
Gheula Canarutto Nemni
260 pagine

"D-o formò l'uomo, ma costruì la donna.  La donna è la struttura portante della casa in cui l'uomo vive, è il terreno su cui l'uomo costruisce, è le pareti e le finestre che si affacciano sul mondo, è il tetto che sta sopra alla sua testa. La donna è la corona che permette all'uomo di governare il mondo. Senza la donna non ci sarebbe l'uomo."

SINOSSI

Deb è una ragazza orthodox, ebrea osservante. Indossa la parrucca, mangia cibo kosher, rispetta lo Shabat. Ma non per questo vuole privarsi del suo diritto a studiare e fare carriera.

Dietro le quinte della società ebraica orthodox e del mondo universitario in cui Deb Recanati proverà a fare valere i proprio diritti di donna, di madre e di ebrea osservante.

Deb Recanati è pronta a fare di tutto pur di realizzarsi sia come madre che come donna – nonostante i sacrifici richiesti dalla carriera accademica e i colleghi che guardano più al suo stato di famiglia che alle sue capacità.

La madre, da famiglia orthodox anche lei, con indosso una parrucca, ha una laurea mai messa a frutto e l’avverte: «tenere insieme famiglia e carriera è come se provassi a creare una miscela di acqua e olio. Prima o poi uno dei due sovrasta l’altro».


Ascoltare l’infinito’ è la seconda edizione di ‘(Non) si può avere tutto‘, pubblicato con Mondadori.

RECENSIONE

Che rapporto avete voi con la fede, con la religione?

Io sulla carta sono una cristiana cattolica: non praticante.

Ma è questo "non praticante" che, secondo me, è importante e dirimente.

Non sono cresciuta in una famiglia cd. religiosa, né i miei genitori sono stati punti di riferimento per la religiosità.

Certo, sono stata battezzata, ho preso la comunione e la cresima, mi sono sposata in Chiesa, i miei due figli sono stati battezzati e ora la mia figlia grande sta facendo il suo percorso di catechesi.


Questo fa di me una persona religiosa, praticante?

Ovviamente no, secondo la Chiesa.

La religiosità e la fede si trovano in una sfera più intima, più profonda, ma che, d'altronde, dovrebbero estrinsecarsi in un atteggiamento quotidiano costante come frequentare la diocesi, partecipare alla messa, prendere la comunione...

C'è stato un periodo in cui ero allineata con tutto ciò e mi sono sposata in Chiesa perché io e mio marito eravamo 
veramente convinti di quello che facevamo - e non solo per non dispiacere i genitori o per la festa con i parenti!

Poi, è subentrata una certa diffidenza, una 'apatia', che mi hanno allontanato da tutto questo mondo e che mi porta ogni tanto a pormi alcune domande sul mio senso della religione.

Perché vi ho raccontato un pezzo del mio mondo interiore?

Perché leggendo questo libro, entrando nel mondo di Gheula, ho provato un moto di invidia (positiva) per il suo vivere la religione, per questo senso di pace, serenità e tranquillità che mi ha trasmesso e lasciato la termine della lettura.

Fin da quando ero una giovane ragazza la religione e la cultura ebraica mi hanno affascinato e incuriosito -  tant'è che ho letto un pò di libri di approfondimento e romanzi sul tema, nonché qualche documentario - e tutt'ora continuo a leggere libri sull'argomento.

Ho trovato questo libro molto interessante e affascinante perché Gheula ci apre le porte del suo mondo, della sua famiglia, di casa sua e ci mostra i suoi rituali: dentro alla realtà di una famiglia ebraica italiana orthodox, che mangia solo cibo kosher, che al tramonto del venerdì spegne cellulari, computer e imposta un timer che spenga la luce e per 25 ore alla settimana, durante lo shabat, si dedica solo agli ospiti, alla famiglia e alla preghiera.

"Noi Recanati siamo osservanti. Ebrei definiti dai giornali e i mass media come ortodossi. Ovvero persone che cercano di seguire le leggi della Torah cogliendo la sfida di una vita non facile, ogni giorno. Scegliendo della modernità ciò che può convivere con i dettami di D-o ed evitando o modificando tutto quello che non vi si allinea. Seguendo la strada percorsa dai nostri antenati per migliaia di anni. E, come ogni altro aspetto della vita, nel nostro mondo possiede una propria declinazione anche l'amore. L'amore è permesso, anzi auspicato. Ma solo tra marito e moglie."

Un mondo diverso, quello orthodox, pieno di valori antichi, di principi di vita insormontabili, di regole strane, come la parrucca per le donne e la kippà per gli uomini, ma forse più simile al nostro di quello che possa sembrare: «Nella diversità siamo tutte uguali» questa la filosofia di Gheula Canarutto Nemni, e come non essere d'accordo!

Ma questo non è un libro che parla solo di cultura ebraica e religione ebraica: è soprattutto un libro che parla e tratta il tema del femminismo e della condizione della donna nel mondo di oggi, che non è così lontano da quello vissuto dalle nostri madri.

E quindi un mondo, quello di Gheula, parallelo al nostro, ma che si inserisce nel mondo reale della carriera accademica e della difficoltà per le donne di avanzarvi come gli uomini.

"Sono la protagonista di questa pratica tutta italiana di tutelarsi contro la maternità delle dipendenti, di cui finora ho solo letto sui giornali. Con un foglio di dimissioni in cui mancano la data e un timbro. In cui una donna sottomette il proprio desiderio di dare la vita a un mercato intenzionato a ottenere il più possibile da ogni dipendente."

Perché questo stesso foglio non viene dato ad un uomo quando fa un colloquio? Mi imbestialisco quando sento queste pratiche!

E Gheula ci racconta tutto ciò con una scrittura affascinante, ammaliante, delicata, uno stile semplice ma efficace che fa leggere il libro in modo spedito.

Possiamo essere di religione cristiana, ebraica, musulmana, buddista, protestante, anche atee, ma siamo sempre innanzitutto donne e i problemi, i disagi, i dubbi sono sempre, da che mondo è mondo, gli stessi ovunque!

L'autrice si è dovuta districare in questo mondo: fatto di uomini e a loro misura, dove le donne possono arrivare fino ad un certo punto e anche per raggiungere questo traguardo bisogna sgomitare, a volte a discapito di altre donne, in una continua lotta per dimostrare il proprio valore!

"C'è una profonda ingiustizia in tutto il sistema. Nei confronti di chi si dà da fare per innalzare il tasso di natalità medio nazionale senza voler per questo rinunciare a una targa con il proprio nome davanti alla porta di un ufficio di prestigio. Il mondo del lavoro sembra guidato da un codice non etico informale contro le donne e i loro diritti."

Ma tutto ciò come si concilia con l'essere madre, moglie, che cura e si preoccupa dei figli, che manda avanti una casa e si occupa del marito?

Gheula lo ha mostrato al lettore in maniera eccellente, tant'è che spesso mi fermavo e pensavo: MA COME FA?!?

Si, perché Gheula non ha due (come me) o tre (le poche che arrivano a questa cifra!) figli: ne ha ben sette!!!!!

"Un biberon pieno di latte in bocca a un bimbo che non capisce perché le madri devono uscire così presto al mattino per poter avere un sorriso sulle labbra, cartelle pesanti in spalla a tre straordinarie diramazioni di sé, piatti sporchi da non mostrare mai a nessuna suocera al mondo. Gli ingredienti principali di una donna e madre in carriera sono pronti per la miscela. Mi guardo attorno incredula. La mia giornata inizia al ritmo delle migliori canzoni di Cenerentola e dei sogni che si trasformano in realtà. O al suono delle liti furiose per il posto accanto al finestrino di destra...E io mi domando come sia la vita di una donna single il cui più grande ostacolo per arrivare al posto di lavoro è l'abbinamento del colore della giacca all'umore del giorno". 

Ma comunque che di figli se ne abbia due, tre o sette, l'alfabeto emotivo della madri rimane sempre uguale: le emozioni, le fatiche, i dubbi, la stanchezza...

Vorrei tanto conoscere il suo segreto, visto che in tutto ciò si è laureata, ha preso un master ed è diventata assistente all'Università!

Un libro super consigliato, una interessantissima scoperta!

CONOSCIAMO L'AUTRICE!

"Mi chiamo Gheula, sono un’ebrea italiana orthodox (sì, il contrario di Unorthodox:) osservante , orgogliosa di appartenere alla nazione più antica del mondo.

Pochi mesi dopo essere uscita in shidduch con il mio futuro marito, mi sono sposata.

Avevo 19 anni. ero innamorata pazza.

Il giorno dopo il matrimonio ho indossato la parrucca.



A 20 anni ho avuto la mia prima figlia. Ho capito di aspettare un bambino quando sono svenuta davanti alla segreteria dell’università.

Mi sono laureata in Economia e Commercio, quando avevo quattro figli in casa ad aspettarmi, ho frequentato un master in amministrazione, finanza e controllo, ho insegnato in Bocconi per otto anni.

Nel frattempo ho contribuito ad innalzare la media nazionale dei figli di qualche punto.

Ho lasciato la docenza per contribuire a migliorare il mondo attraverso le parole.

In Italia si sente molto poco la voce degli ebrei. Forse perché siamo proprio noi a stare troppo in silenzio.

Come piccoli semi gettati nell'aria, prego che i miei pensieri arrivino dove ce n’è più bisogno.

Il motto della mia vita si condensa in tre frasi, dette dal maestro Hillel.

Se non sarò per me chi sarà per me?

Ma quando sono per me cosa sono?

Se non ora, quando?

Dopo 120 anni, quando la mia anima tornerà al suo Creatore, non mi verrà domandato: Gheula, perché non sei stata Rita Levi Montalcini? No, mi verrà chiesto, Gheula perché non sei stata Gheula?

Ognuno di noi è prigioniero. Ma tutti sediamo sulle chiavi della nostra libertà."


VOTO: 🌞🌞🌞🌞🌟


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