giovedì 12 dicembre 2019

NELL’ANTRO DELL’ALCHIMISTA di Angela Carter - Fazi Editore​


NELL'ANTRO DELL’ALCHIMISTA
Angela Carter
Fazi Editore​
384 pagine 

Introduzione di Salman Rushdie
Traduzione di Susanna Basso e Rossella Bernascone



SINOSSI

Scomparsa al culmine della sua carriera, dotata di un estro narrativo magico e irraggiungibile, Angela Carter ha scritto romanzi e racconti, e sono stati proprio questi ultimi a consacrarla come una delle autrici più talentuose del ventesimo secolo.
Nell’antro dell’alchimista – diviso in due volumi di cui questo è il primo – raccoglie la produzione migliore di un’autrice fondamentale. La camera di sangue, secondo Salman Rushdie il capolavoro per cui verrà sempre ricordata, è una serie di bellissime fiabe in chiave moderna, libere riscritture di quelle classiche, in cui l’autrice sbeffeggia gli stereotipi di genere affidando alla figura femminile le redini della storia, donandole un erotismo inedito e conducendola verso un finale vincente rimaneggiato in chiave ironica. Fuochi d’artificio nasce invece dall'esperienza dell’autrice in Giappone ed è il punto di svolta nella sua produzione, nonché il momento in cui il tema del femminismo diventa centrale: «In Giappone ho imparato cosa significa essere donna e mi sono radicalizzata».
Ai tesori custoditi all'interno di questa magistrale raccolta Angela Carter ha affidato il proprio testamento stilistico, servendosi di una scrittura raffinata, barocca, a tratti ermetica e costruendo una nuova mitologia femminista con cui condurre un’acuta analisi della società che supera le barriere del tangibile e penetra i meandri dell’immaginazione. Queste pagine, semplicemente, sono la testimonianza di una perdita incolmabile per la letteratura.


RECENSIONE



«Non aveva finito. Come Italo Calvino, come Bruce Chatwin, come Raymond Carver,​ Angela Carter​ è morta al culmine della creatività. Per uno scrittore una morte crudele: nel bel mezzo della frase, per così dire. I racconti di questo volume ci danno la misura di quanto abbiamo perso. Ma ci danno anche la misura di quello che abbiamo guadagnato e che dobbiamo custodire come un tesoro.», così Salman Rushdie nell’introduzione a questa raccolta di racconti, che sono un retelling di fiabe, perlopiù di Charles Perrault.

A tal proposito, Angela Carter afferma:

«La mia intenzione non era scriverne nuove "versioni" o, come è stato orribilmente pubblicato nell'edizione americana del testo, fiabe "per adulti", ma estrarre il contenuto latente dai racconti della tradizione.», Angela Carter.

Ma entriamo nel mondo di questi racconti.

Il libro è suddiviso in tre parti, messi in ordine cronologico, e si apre con “PRIMI RACCONTI” 1962-1966.

Mi sono molto divertita a leggere “Favola vittoriana (con Glossario)”, in cui si può toccare con mano l’abilità linguistica della Carter e la sua passione per il linguaggio arcaico e arcano:

“Dio non voglia che si sia sborniato – disse – avvinazzato, che abbia alzato il gomito, sia andato in cimbali, abbia preso una scuffia, una sbronza, una spranghetta, una cotta, una balla! Che sia alticcio, brillo, avvinato, balogio, carico, concio dal vino, incagnato, stoppato, fradicio, o sia andato in fiera perdendoci tutte e due le gambe!”


In fondo al racconto c'è, appunto, un Glossario dove viene anche riportato il testo originale per dare un'idea del linguaggio usato dalla scrittrice:
"...vermi di sangue del lungo coltello → Sharp's Alley blood worms → sanguinacci Sharp's Alley è la rinomata sede del mattatoio nei pressi di Smithfield..."
 A seguire ci sono i racconti di “FUOCHI D’ARTIFICIO: NOVE PEZZI PROFANI” del 1974: "Un souvenir dal Giappone" (questo racconto è, presumibilmente, semi-autobiografico), "La bella figlia del boia", "Gli amori di Lady Porpora", "Il sorriso dell'inverno", "Penetrando nel cuore della foresta", "Carne e lo specchio", "Padrone", "Riflessioni" e "Elegia per una freelance".

Molti dei racconti contenuti in questa raccolta si basano sull'esperienza della Carter in Giappone, dove visse dal 1969 al 1971.

Questa fase della sua vita è considerata un punto di svolta per quanto riguarda la sua scrittura, perché segnò il momento cruciale in cui il femminismo divenne tema centrale delle sue opere. 


Come ella stessa dichiara in "Nothing Sacred: Selected Writings": "In Giappone ho imparato cosa significa essere donna e mi sono radicalizzata".


E, infine, c’è “LA CAMERA DI SANGUE E ALTRI RACCONTI” del 1979 ed è in questa parte che la Carter ha preso ispirazione da dieci favole celebri, come Barbablù, Cappuccetto rosso, La bella e la bestia, Il gatto con gli stivali o La bella addormentata: La camera di sangue, La corte di Mr. Lyon, La sposa della tigre, Il gatto con gli stivali, Il re degli elfi, La bambina di neve, La signora della casa dell'amore, Il lupo mannaro, La compagnia di lupi e Lupo-Alice.
“Fuori dalla finestra della cucina la neve sulla siepe brillava come di luce propria e quando verso sera il cielo abbuiò, sul paesaggio invernale si distese un pallore arcano e iridescente, mentre i fiocchi leggeri continuavano a cadere. La bella fanciulla che ha nella pelle quella stessa intima luce da far pensare che anche lei sia fatta di neve, interrompe le faccende nella misera stanza per andare con lo sguardo alla strada di campagna. Non è passato nessuno tutto il giorno: la strada è bianca e immacolata come srotolata di raso da sposa.”
Questo è l’incipit di “La corte di Mr Lyon” un retelling della fiaba di “La bella e la bestia”, ideale per questo periodo natalizio.

Il racconto che più mi è piaciuto e rimasto impresso è "La Signora della Casa dell'Amore" (The Lady of the House of Love), che è una rivisitazione, in versione vampiresca, de La bella addormentata nel bosco, con atmosfere decadenti ed una prosa gotica:
"La bella regina dei vampiri, con indosso un’antica veste nuziale, siede tutta sola nella sua abitazione alta e scura, sotto lo sguardo in effigie dei suoi antenati folli e atroci, ciascuno dei quali proietta su lei una minacciosa esistenza postuma. […] La sua voce è piena di sonorità distanti, come riverberi in una caverna: adesso sei nel luogo dell’annientamento, adesso sei nel luogo dell’annientamento. Ed è lei stessa una caverna piena di echi, un sistema di ripetizioni, un circuito chiuso. […] I suoi capelli scendono sulle spalle come lacrime. [..] Ella si alza quando il sole tramonta e si precipita immediatamente al suo tavolo dove gioca al solitario fino a che non sopraggiunge l’appetito, fino a che non diventa famelica. È talmente bella da essere innaturale; la sua bellezza è un’anormalità, una deformità, perché nei suoi tratti non vi è traccia di quelle imperfezioni che ci costringono a rassegnarci circa l’imperfezione del genere umano. La sua bellezza è un sintomo della sua anomalia, della sua empietà."
Ma che dire anche del racconto "La compagnia dei lupi", dove si può vedere una Cappuccetto Rosso in chiave femminista e, secondo me, anche moderna e post-moderna, dove è lei stessa che si salva, estromettendo la parte maschile dal tipico ruolo del salvatore e facendosi beffe del lupo: 
"Che braccia grandi che hai.Per abbracciarti meglio.Ogni lupo sulla terra ora intonava il canto di nozze fuori della finestra, mentre lei disinvolta gli diede il bacio che gli doveva.Che denti grandi che hai. (…)Per mangiarti meglio.La bambina scoppiò a ridere; sapeva di non essere il bocconcino di nessuno. Gli rise in faccia, gli sfilò la camicia e la gettò nel fuoco, tra le ceneri dei suoi stessi vestiti...Guardate, come dorme tranquilla nel letto della nonna, tra le zampe amorevoli del suo lupo".
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CURIOSITA' LETTERARIE

Spulciando su internet alla ricerca di curiosità – sapete quanto mi piacciono! – ho scoperto che nel 1984 è stato fatto il film In compagnia dei lupi (The Company of Wolves), diretto da Neil Jordan (già regista di Intervista col vampiro), che vede tra i protagonisti Sarah Patterson e Angela Lansbury.



Il film è ispirato alle storie sui lupi mannari presenti nella raccolta di racconti La camera di sangue di Angela Carter (La compagnia di lupi, Lupo-Alice e Il lupo mannaro).

La stessa scrittrice – che qui la vede nella sua prima esperienza nel mondo cinematografico - collaborò con il regista alla stesura della sceneggiatura, ispirata, oltre che ai suoi racconti, anche all'adattamento radiofonico, dal medesimo titolo, realizzato in precedenza.

I suoi primi appunti della sceneggiatura, che contengono alcune differenze rispetto al film ultimato, furono pubblicati nella sua antologia The Curious Room (1996).

Jordan sottolinea, inoltre, quanto la Carter fosse terrorizzata all'idea di girare un film, perché non aveva mai partecipato a nessuna produzione cinematografica. Dopo questa realizzazione filmica, Jordan e Angela Carter cercano di collaborare per altri progetti, ma nessuno vide il compimento, cosa dovuta in parte anche alla successiva malattia della scrittrice. Secondo le parole del regista, lui e la Carter avrebbero discusso di un possibile adattamento di Vampirella, il dramma radiofonico che fu alla base del racconto "La signora della casa dell'amore" contenuto in La camera di sangue, che non va confuso con il film Vampirella del 1996 basato sull'omonimo personaggio dei fumetti.


VOTO: 🌟🌟🌟🌟

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