martedì 16 luglio 2019

LA DONNA DELLA DOMENICA di Fruttero e Lucentini: LIBRO e FILM


"Il martedì di giugno in cui fu assassinato, l’architetto Garrone guardò l’ora molte volte. Aveva cominciato aprendo gli occhi nell’oscurità fonda della sua camera, dove la finestra ben tappata non lasciava filtrare il minimo raggio. Mentre la sua mano, maldestra per impazienza, risaliva lungo le anse del cordoncino cercando l’interruttore, l’architetto era stato preso dalla paura irragionevole che fosse tardissimo, che l’ora della telefonata fosse già passata. Ma non erano ancora le nove, aveva visto con stupore; per lui, che di solito dormiva fino alle dieci e oltre, era un chiaro sintomo di nervosismo, di apprensione." 


Nel mese di ottobre usciranno i volumi di Opere di bottega nella collana​ I Meridiani​ di​ Mondadori,​ sotto la curatela di Domenico Scarpa, dedicata a Fruttero e Lucentini per 3.500 pagine all’incirca e per questa occasione Marco e Davide di @radicalging hanno promosso una challenge di lettura per riscoprire i loro romanzi.

Per la prima tappa del mese di giugno, la challenge prevedeva la lettura de LA DONNA DELLA DOMENICA: primo romanzo scritto da loro e pubblicato nel​ 1972.

SINOSSI - Il romanzo è ambientato a Torino e narra dell'indagine del commissario Santamaria sull'omicidio dell'architetto Garrone, personaggio che conduce una vita di squallidi espedienti a margine della Torino "bene". L'architetto viene trovato ucciso nel suo pied-à-terre con il cranio sfondato da un fallo di pietra. Tra i protagonisti della vicenda ci sono anche gli amici Anna Carla Dosio e Massimo Campi. La prima è la moglie di un ricco industriale, il secondo è un giovane della buona borghesia torinese che trascina stancamente una relazione omosessuale con Lello Riviera, piccolo impiegato comunale con velleità da intellettuale. Anna Carla e Massimo sono tra i primi sospettati, poiché Garrone fa parte, insieme con altri personaggi, di un loro "teatrino privato", nel quale stigmatizzano i vizi, le affettazioni, il cattivo gusto dei loro conoscenti. Stanca del personaggio di Garrone, Anna Carla propone a Massimo, in una lettera risentita, poi non spedita ma finita ugualmente nelle mani della polizia, di "eliminarlo" dalla loro vita. Da quel momento i due saranno coinvolti, loro malgrado, nell'indagine.

RECENSIONE


Ma scopriamo bene chi sono Fruttero & Lucentini.

Conosciuti anche con l’abbreviazione F&L, il loro è stato un sodalizio artistico, detto anche "La Ditta", fra gli scrittori​ Carlo Fruttero​ (1926-2012) e​ Franco Lucentini​ (1920–2002).

Inizialmente redattori della casa editrice Einaudi, in seguito hanno lavorato per la Mondadori, per la quale si sono occupati anche di​ fantascienza, dirigendo la famosissima collana​ Urania​ della Mondadori per più di un ventennio (ho ricordi di quando ero piccola!) e hanno iniziato a scrivere i romanzi gialli, tra cui questo primo considerato uno dei romanzi più importanti del giallo all’italiana.

1957 Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana di Emilio Gadda, ambientato a Roma.

1969 La quadrilogia del Duca Lamberti di Scerbanenco, tra cui il famoso romanzo I milanesi ammazzano al sabato del 1969, tutta ambientata a Milano.

E dopo questi si arriva a Torino nel 1972 con La donna della domenica, una Torino negli anni settanta con gli operai, la FIAT, gli Agnelli, i “terroni”….

Tanti i personaggi coinvolti nell’indagine del Commissario Santamaria, tutti sospettati e ognuno di questi rispecchia un’immagine diversa di Torino, dove è forte il distacco tra i vari ceti sociali: Anna Carla Dosio, Massimo Campi, Marcello Riviera, le Tabusso, i fratelli Zavattaro. 


Anna Carla

Anna Carla, appartenente all’alta borghesia della città, moglie di un noto industriale: 

“Sono giovane – si provò a elencare Anna Carla – sono intelligente, sono ricca. Ho un ottimo marito (ricco anche lui), e una figlia bellissima (come me, dicono). Riesco simpatica a tutti, mi vesto bene, non ho problemi di linea, non ho problemi sessuali…(…) Sono la moglie di un capitalista figlio di capitalisti e nipote di capitalisti, sono piena di abitudini e pregiudizi borghesi e priva di ogni coscienza sociale e politica. Non m’interesso alle tristi condizioni dei carcerati, dei ricoverati in manicomio, degli spastici e dei popoli sottosviluppati, e i cinesi, se devo essere sincera, me li figuro sempre con il codino e le mani infilate nelle maniche di una casacca ricamati a draghi. Non ho speciali talenti o capacità, non saprei distinguere stoffe per arredamento (come Maria Pia), inventare soprammobili di latta (come Dedè), vincere un torneo di golf o di bridge (come nessuna delle mie amiche: ma almeno loro ci provano), e se mettessi su una boutique o una galleria d’arte la farei fallire in due mesi. La mia vita è vuota, inutile, frivola”.

Il Commissario Santamaria, “terrone” che non capisce il piemontese:

“Non delizioso. Non favoloso. Non adorabile. E nemmeno affascinante. No. Mentre guardava il commissario Santamaria…Anna Carla si rese conto che tutta quella maledetta aggettivazione iperbolica non serviva, con un uomo così, non c’entrava niente, stonava. Delicato, questo sì…Delicato e paziente”

L’Architetto Garrone, nullafacente, di professione approfittatore:

“Garrone è il caso tipico di un uomo di cultura, di un uomo dotato di un certo ingegno,che non è riuscito a trovare il suo posto, a inserirsi nelle…Garrone ha un po’ il genere dell’artistoide perdigiorno, del velleitario, ma a me più che altro fa pena. E’ una razza in via d’estinzione…”. 



Commissario Santamaria e Massimo Campi
E ancora sul Garrone:

“Il commissario si grattò il mento.
Lei vuol dire, fisicamente ripugnante?
No, non più di un altro, niente di specifico, di visibile a occhio nudo…Quello che la signora Dosio chiamava, con femminile sbrigatività, “osceno”, era forse un indefinibile senso di marciume che emanava dal Garrone, come se in lui fossero concentrati – ma corrotti, putrefatti, sinistramente esasperati, stravolti da una mortuaria alchimia – difetti e virtù di una Torino sepolta di fresco, o comunque in rapida decomposizione: la parsimonia, ma incancrenita nei modi del morto di fame; il riserbo, ma degradato a losca elusività; il conformismo, ma fermentato in progressive purulenze; la cortesia, ma liquefatta in adulazione; il vecchio stile, ma mangiato dai vermi di abbiette civetterie, di atroci vezzi”.


E a far da sfondo alle indagini la protagonista sempre presente è la città di Torino: una Torino anni 70 con i suoi vizi e le sue ipocrisie, le divisioni sociali (con i salotti bene) e razziali (gli immigrati dalle regioni del sud Italia, i “terroni”); i Murazzi, il Lungopò, il Balon, lo storico mercato delle pulci a Porta Palazzo...







“Ecco cosa succede – osservò l’architetto – quando affittano ai meridionali. Ne prendi due, garantiti senza bambini, e dopo tre mesi te ne ritrovi sulla testa quattordici. (…) Eh – disse – bisogna riconoscere che sono proprio una razza a parte.” 

Il libro è strutturato in dieci capitoli che vanno dal martedì alla domenica, suddivisi poi ulteriormente in mattina, pomeriggio e sera - ed ogni capitolo ha altri sottocapitoli.

La scrittura è pulita, veloce ed elegante.

Fino alla fine del romanzo è difficile capire chi è l’assassino - e questo ha fatto sì che rimanessi incollata al libro fino all'ultima pagina! - e sarà una frase ad illuminare il Commissario per la soluzione: 

“La cativa lavandera a treuva mai la buna pera”. 

Il romanzo ebbe un grande successo tanto che ne fu tratto nel​ 1975​ un​ film​ con l'identico titolo: 
La donna della domenica, diretto da​ Luigi Comencini​ con​ Marcello Mastroianni nei panni del Commissario,​ Jacqueline Bisset di Anna Carla,​ ​ Jean-Louis Trintignant​ di Massimo Campi e​ Lina Volonghi di Ines Tabusso.

Film che ho voluto vedere e mi è molto piaciuto: partendo, innanzitutto, dal regista Comencini - già regista di grandi film come Pane, amore e fantasia, La ragazza di Bube ed Incompreso - che anche in questo film si dimostra un regista attento;  poi, per la fedeltà del film al romanzo, che non è un dettaglio da poco; per gli attori di alto livello che vengono ben caratterizzati; ed, infine per la fotografia, che si riflette nella descrizione degli ambienti, e le musiche, che rappresentano lo stile anni settanta del cinema italiano.


Quindi, consiglio sia il romanzo sia il film.

#lemiecuriositàletterarie

📌Per il personaggio dell'americanista Bonetto gli autori si ispirarono a​ Claudio Gorlier, scrittore e traduttore italiano, amico di di​ Beppe Fenoglio,​ Primo Levi,​ Cesare Pavese,​ Italo Calvino​ e, per l’appunto,​ Carlo Fruttero.
📌Per il personaggio del Commissario Santamaria, invece, la coppia di scrittori si è ispirata al​ Commissario Giuseppe Montesano, che è stato capo della mobile di Torino per diversi anni e questore a Palermo, al fianco di Falcone e Borsellino.
📌Nel 2011 la Rai Fiction, con Rizzoli Audiovisivi, ha prodotto una miniserie tratta dal libro, sempre con lo stesso titolo La donna della domenica, interpretata da Andrea Osvárt, Giampaolo Morelli, Ninni Bruschetta e Fabrizio Bucci. 



VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟 

Nessun commento:

Posta un commento

Chiara e la principessa rivoluzionaria

  Chiara e la principessa rivoluzionaria Ciao Chiara, innanzitutto voglio darti il benvenuto sul mio Blog letterario. Oggi parleremo del tuo...