La saga dei
Florio ne I LEONI DI SICILIA di Stefania Auci.
"Cannella, pepe, cumino, anice,
coriandolo, zafferano, sommacco, cassia... No, non servono solo per cucinare,
le spezie. Sono farmaci, sono cosmetici, sono veleni, sono profumi e memorie di
terre lontane che in pochi hanno visto.", I LEONI DI SICILIA.
Due
fratelli, Paolo e Ignazio...
Anni tra il 1799 e il 1868...
La Bella Epoque siciliana...
Negozio di aromateria... ma non solo...
Solfatare, tonnare, il Marsala, navi, la corsa automobilistica Targa Florio... Un impero industriale...
Anni tra il 1799 e il 1868...
La Bella Epoque siciliana...
Negozio di aromateria... ma non solo...
Solfatare, tonnare, il Marsala, navi, la corsa automobilistica Targa Florio... Un impero industriale...
La pesca del tonno |
Devo ringraziare Stefania perché, da amante della montagna quale sono, mentre
leggevo questo libro, ho respirato l’aria di mare ed ho sentito i profumi ed i
sapori di questa terra….
TRAMA - Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione... E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri - il marsala - viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno - sott'olio e in lattina - ne rilancia il consumo in tutta Europa...
Il villino dei Florio |
RECENSIONE
«Il mare è vischioso, ha il colore
dell'inchiostro, si confonde con la notte. Ignazio salta giù dal carretto non
appena arrivano al porto.
Davanti a lui, la baia spazzata dal vento, racchiusa da una massicciata di scogli e sabbia, protetta dalla mole aguzza delle montagne e di capo Marturano.
Intorno alle barche, uomini gridano, controllano il carico, stringono corde.
Sembra mezzogiorno, tanto è il fermento».
Davanti a lui, la baia spazzata dal vento, racchiusa da una massicciata di scogli e sabbia, protetta dalla mole aguzza delle montagne e di capo Marturano.
Intorno alle barche, uomini gridano, controllano il carico, stringono corde.
Sembra mezzogiorno, tanto è il fermento».
I fratelli Paolo ed Ignazio, sbarcati da Bagnara
Calabra a Palermo; Vincenzo, figlio
e nipote….
Tre uomini che si “sono fatti da soli”: hanno guardato in faccia Palermo, l’hanno sfidata ed hanno vinto; ma per i palermitani, reticenti al cambiamento ed alle innovazioni, che li osservavano increduli, loro sono rimasti i «facchini» con il «sangue che puzza di sudore».
Tre uomini che si “sono fatti da soli”: hanno guardato in faccia Palermo, l’hanno sfidata ed hanno vinto; ma per i palermitani, reticenti al cambiamento ed alle innovazioni, che li osservavano increduli, loro sono rimasti i «facchini» con il «sangue che puzza di sudore».
“Per quanto potesse amarla e considerarsi suo
figlio, Palermo lo trattava da estraneo. Lui aveva provato a farsi accettare,
l'aveva corteggiata con la ricchezza, aveva dato lavoro, aveva portato benessere. Forse
era questo che non gli perdonava: il lavoro. Il potere. Gli occhi aperti sul
mondo quando invece Palermo i suoi occhi li teneva ben chiusi.”
«Vincenzo il
perfetto connubio tra l'aspirazione imprenditoriale e una profonda aspirazione
al bello, al misurato. Fu davvero un uomo innovativo e capace di far svoltare
la famiglia. Alcune delle sue idee come quella del tonno sottolio, che avevano
sperimentato in Francia ma non in modo veramente industriale, hanno fatto la
storia imprenditoriale della Sicilia», così direttamente dalla voce dell’autrice.
Due le donne
protagoniste, e anche antagoniste: Giuseppina,
moglie di Paolo, mamma di Vincenzo e donna verace del sud; Giulia, giovane donna milanese indipendente, prima amante e poi
moglie di Vincenzo.
“Giuseppina non può altro che fissare
la pietra del molo e tacere.
Tutto è deciso.
La rabbia monta, le ruggisce dentro.
S'incolla ai frammenti del cuore, li rimette insieme, ma alla rinfusa, e quei
cocci le si piantano tra le costole e la gola, facendole male.
Ovunque vorrebbe essere. Pure
all'inferno. Ma non lì.”
Con
Giuseppina emerge il ruolo della donna dell’epoca, un ruolo non facile, che a
fatica deve ritagliarsi il proprio potere all'interno di un mondo tutto al maschile; e allora il ruolo principale sarà quello di madre...pronta sempre a ubbidire al marito, ma capace di tutto per il bene di figli.
Oltre alla
storia familiare, c’è la storia di Palermo e
della Sicilia, dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in
Sicilia ed a questo proposito ringrazio Stefania Auci degli utilissimi promemoria
storici all’inizio di ogni capitolo che aiutano il lettore ad catapultarsi nel
contesto storico – e qui si percepiscono i «tre
anni di approfondimento, di scrittura, di riscrittura, di lavoro a testa bassa»
della scrittrice.
Difficile
non accostare questo romanzo storico ad alcuni capolavori del realismo italiano,
fra cui “I Malavoglia” di Giovanni Verga, "I Viceré" di Federico De Roberto ed “Il
gattopardo” di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa, sia per le ambientazioni sia per le caratterizzazioni dei personaggi.
Un grandissimo romanzo storico, con una narrazione avvincente e una
scrittura scorrevole ed essenziale, consigliato vivamente da leggere
sotto l’ombrellone e adatto per chi in questa estate farà un viaggio in
Sicilia per vedere i luoghi raccontati!
VOTO: 🌟🌟🌟🌟🌟
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