lunedì 17 giugno 2019

I LEONI DI SICILIA, Stefania Auci - Casa Editrice Nord

Non ho fatto in tempo a finire di leggere la saga della Famiglia Verdini di Una volta è abbastanza, ambientato nelle Marche,  che subito ho iniziato un’altra saga, questa volta ambientata in Sicilia.


La saga dei Florio ne I LEONI DI SICILIA di Stefania Auci.

"Cannella, pepe, cumino, anice, coriandolo, zafferano, sommacco, cassia... No, non servono solo per cucinare, le spezie. Sono farmaci, sono cosmetici, sono veleni, sono profumi e memorie di terre lontane che in pochi hanno visto.", I LEONI DI SICILIA. 

Due fratelli, Paolo e Ignazio...
Anni tra il 1799 e il 1868...
La Bella Epoque siciliana...
Negozio di aromateria... ma non solo...
Solfatare, tonnare, il Marsala, navi, la corsa automobilistica Targa Florio... Un impero industriale...



La pesca del tonno
Devo ringraziare Stefania perché, da amante della montagna quale sono, mentre leggevo questo libro, ho respirato l’aria di mare ed ho sentito i profumi ed i sapori di questa terra….


TRAMA - Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione... E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri - il marsala - viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno - sott'olio e in lattina - ne rilancia il consumo in tutta Europa... 


Il villino dei Florio
In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l'espansione dei Florio, ma l'orgoglio si stempera nell'invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell'ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e - sebbene non lo possano ammettere - hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto - compreso l'amore - per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile. 

RECENSIONE

«Il mare è vischioso, ha il colore dell'inchiostro, si confonde con la notte. Ignazio salta giù dal carretto non appena arrivano al porto.
Davanti a lui, la baia spazzata dal vento, racchiusa da una massicciata di scogli e sabbia, protetta dalla mole aguzza delle montagne e di capo Marturano.
Intorno alle barche, uomini gridano, controllano il carico, stringono corde.
Sembra mezzogiorno, tanto è il fermento».

I fratelli Paolo ed Ignazio, sbarcati da Bagnara Calabra a Palermo; Vincenzo, figlio e nipote….

Tre uomini che si “sono fatti da soli”: hanno guardato in faccia Palermo, l’hanno sfidata ed hanno vinto; ma per i palermitani, reticenti al cambiamento ed alle innovazioni, che li osservavano increduli, loro sono rimasti i «facchini» con il «sangue che puzza di sudore».

 “Per quanto potesse amarla e considerarsi suo figlio, Palermo lo trattava da estraneo. Lui aveva provato a farsi accettare, l'aveva corteggiata con la ricchezza, aveva dato lavoro, aveva portato benessere. Forse era questo che non gli perdonava: il lavoro. Il potere. Gli occhi aperti sul mondo quando invece Palermo i suoi occhi li teneva ben chiusi.”

«Vincenzo il perfetto connubio tra l'aspirazione imprenditoriale e una profonda aspirazione al bello, al misurato. Fu davvero un uomo innovativo e capace di far svoltare la famiglia. Alcune delle sue idee come quella del tonno sottolio, che avevano sperimentato in Francia ma non in modo veramente industriale, hanno fatto la storia imprenditoriale della Sicilia», così direttamente dalla voce dell’autrice.

Due le donne protagoniste, e anche antagoniste: Giuseppina, moglie di Paolo, mamma di Vincenzo e donna verace del sud; Giulia, giovane donna milanese indipendente, prima amante e poi moglie di Vincenzo.

“Giuseppina non può altro che fissare la pietra del molo e tacere. 
Tutto è deciso.
La rabbia monta, le ruggisce dentro. S'incolla ai frammenti del cuore, li rimette insieme, ma alla rinfusa, e quei cocci le si piantano tra le costole e la gola, facendole male. 
Ovunque vorrebbe essere. Pure all'inferno. Ma non lì.” 

Con Giuseppina emerge il ruolo della donna dell’epoca, un ruolo non facile, che a fatica deve ritagliarsi il proprio potere all'interno di un mondo tutto al maschile; e allora il ruolo principale sarà quello di madre...pronta sempre a ubbidire al marito, ma capace di tutto per il bene di figli. 

Oltre alla storia familiare, c’è la storia di Palermo e  della Sicilia, dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia ed a questo proposito ringrazio Stefania Auci degli utilissimi promemoria storici all’inizio di ogni capitolo che aiutano il lettore ad catapultarsi nel contesto storico – e qui si percepiscono i «tre anni di approfondimento, di scrittura, di riscrittura, di lavoro a testa bassa» della scrittrice.

Difficile non accostare questo romanzo storico ad alcuni capolavori del realismo italiano, fra cui “I Malavoglia” di Giovanni Verga, "I Viceré" di Federico De Roberto ed “Il gattopardo” di  Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sia per le ambientazioni sia per le caratterizzazioni dei personaggi. 

Un grandissimo romanzo storico, con una narrazione avvincente e una scrittura scorrevole ed essenziale, consigliato vivamente da leggere sotto l’ombrellone e adatto per chi in questa estate farà un viaggio in Sicilia per vedere i luoghi raccontati!

Ora tutti in trepida attesa del secondo capitolo dei Florio!




VOTO:     🌟🌟🌟🌟🌟

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